Il gip del Tribunale di Napoli Mario Morra ha respinto la richiesta di interdizione avanzata, nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti Romeo, nei confronti di Carmen Minopoli, agente di polizia municipale del Comune di Napoli. Alla vigilessa la procura contesta un episodio di presunta corruzione: avrebbe ottenuto dall’imprenditore AlfredoRomeo, un accesso gratuito e un altro scontato al 50 per cento alla Spa dell’Hotel Romeo, secondo l’accusa per ricompensa per le multe elevate nei confronti di automobilisti che parcheggiavano in sosta vietata davanti all’albergo. Secondo il giudice ”il carattere oggettivamente modesto del vantaggio economico potrebbe aver indotto l’agente di polizia municipale a sottovalutare le implicazioni del proprio operato, senza tuttavia che ciò sia necessariamente indicativo di una abitudine a strumentalizzare il proprio ruolo”. Il gip ha anche respinto la richiesta di interdizioni avanzata dalla procura nei confronti del carabiniere Sergio Di Stasio, indagato per rivelazione di segreto a vantaggio di Ciro Verdoliva, manager del Cardarelli anch’egli coinvolto nell’inchiesta Romeo. l militare, in servizio al Nucleo antisofisticazioni e sanità dei carabinieri di Napoli, secondo l’ipotesi accusatoria, avrebbe fornito a Verdoliva informazioni riservate sulle indagini in corso. Nel provvedimento con il quale il giudice rigetta la richiesta, si sottolinea invece che, a proposito di una conversazione registrata tra i due, si parlava di una indagine che era stata avviata nei confronti di un medico del Cardarelli. Nel corso dell’interrogatorio, De Stasio ”ha rivelato che Verdoliva era in realtà un confidente della polizia giudiziaria” circostanza di cui sarebbero stati al corrente anche i suoi superiori. De Stasio aveva precisato che era stato proprio il manager dell’ospedale a far attivare le indagini a carico del medico. Quindi nella circostanza il carabiniere non avrebbe fatto altro che sollecitare ulteriori informazioni. Una versione dei fatti che ha trovato conferma – evidenzia il giudice – dalle spiegazioni offerte dallo stesso Verdoliva. In ogni caso entrambe le vicende – quelle che chiamano in causa le vigilessa e il carabiniere – ”non appaiono indicative di un concreto pericolo di reiterazione dei reati”. ”Si tratta – osserva il gip – di episodi isolati e determinati dalla peculiarità dei rapporti instaurati tra gli indagati e la controparte”.
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