Voucher per massaggi alla Spa con cena gourmet all’Hotel Romeo di Napoli, un posto di lavoro o un trasloco gratis: sono alcuni dei regaali che l’imprenditore Alfredo Romeo ha elargito ad amici e colletti bianchi che hanno agevolato i suoi appalti all’interno di enti pubblici. Due giorni fa gli arresti di Romeo, del Dg del Cardarelli Ciro Verdoliva, Giovanni Annunziata, ex direttore generale dell’ufficio patrimonio del Comune di Napoli, e Ivan Russo, collaboratore dell’imprenditore Romeo.
Nei capi di imputazione contestati ai quattro arrestati e ai 12 colpiti da misura interdittiva si parla di favori e dei protagonisti degli appalti. Per la gestione delle pulizie al Cardarelli per esempio gli inquirenti delineano il ruolo di ognuno degli indagati Alfredo Romeo; Agostino Iaccarino, dirigente della Romeo Gestioni Spa e supervisore dell’esecuzione del contratto di appalto per la pulizia dei locali del Cardarelli; Francesca Russo, dirigente della Romeo Gestioni Spa e coordinatrice di fatto per l’esecuzione dell’appalto; e Gennaro De Simone, medico e direttore esecutivo del contratto di appalto. E a proposito di De Simone, i magistrati della Procura Antimafia di Napoli scrivono: “De Simone ha posto in essere una serie di atti contrari ai suoi doveri d’ufficio e in particolare ometteva di segnalare i gravi e fraudolenti “inadempimenti” riguardanti l’impiego del personale, delle attrezzature e del materiale, da parte della Romeo Gestioni Spa nell’esecuzione del servizio di pulizia all’ospedale Cardarelli”. De Simone ricevette in “contropartita”, “un voucher, materialmente consegnatogli da Iaccarino e dalla Russo, valido per l’ingresso alla “Spa”, comprendente una cena gourmet (bevande incluse) e massaggio per due persone da utilizzare presso l’Hotel Romeo di Napoli, dal valore di 404 euro, ed effettivamente utilizzato il 5 novembre 2016”. In regalo una giornata relax da passare all’Hotel Romeo, insomma.
Delineati anche i rapporti con Emanuele Calderara, dirigente di prima fascia del Ministero della giustizia, in servizio al Tribunale di Napoli, il cui nome era già emerso nei mesi scorsi quando uscirono le intercettazioni che lo riguardavano sui rapporti proprio con la Romeo spa. Tra l’imprenditore e il dirigente c’era confidenza, tanto che Calderara avrebbe chiesto un posto di lavoro per la figlia e in cambio si occupava di seguire le pratiche della Romeo e per la gestione e la manutenzione degli uffici degli edifici giudiziari a Napoli.
“Senti, che ti volevo dire…mmh…mia figlia?”. “Non sono proprio informato di quello che hanno fatto i miei uffici. Domani me ne occupo, sto tornando a Napoli”. “No perché non ha chiamato nessuno”. “Va bene, ci penso io”. È uno dei passaggi di una conversazione telefonica tra Emanuele Caldarera e Alfredo Romeo, l’imprenditore patron della Romeo Gestioni spa. Romeo, all’epoca, era già coinvolto nel caso Consip e una delle sue aziende si occupa del servizio di pulizia nel Palazzo di Giustizia del Centro direzionale. Secondo gli inquirenti, tra i due ci sarebbe stato uno scambio di favori. Quell’intercettazione portò ad una perquisizione a casa di Calderara a Villanova del Sillaro nel lodigiano. A mesi di distanza a Romeo viene contestato anche questo.
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