Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria (Sip), al convegno Narrazione, trauma e salute dice: “ogni anno almeno 150 bambini in Italia assistono all’omicidio della madre. Sono orfani due volte, perché in casi rari il papà è suicida e più spesso viene incarcerato. Negli ultimi tre anni sono stati oltre 180 i soggetti in età evolutiva, e nel 90% dei casi non si hanno più notizie sulla loro custodia”.
Il pediatra ha spiegato cosa avviene ai bambini che vivono nelle famiglie dove capita un femminicidio. “Sul tema c’e’ un interesse mediatico, giuridico e politico, ma manca la sufficiente attenzione a ciò che accade a chi resta. Parliamo di bambini segnati profondamente dal trauma – ricorda Villani – che ricevono indicazioni dai familiari stretti di non parlare dell’accaduto, di rimuoverlo. Sono incoraggiati al silenzio e ad essere evasivi. Dopo l’omicidio della madre molti di questi minori restano da soli con i cadaveri dei loro genitori e sono loro a cercare aiuto e a diventare l’unica fonte di informazioni”.
Lancia allora un allarme: “Coloro che hanno assistito a tali eventi drammatici possono sviluppare disturbi in misura maggiore. Inoltre, hanno più probabilità di poter riprodurre tale comportamento fino a una percentuale del 20%”.
La Sip fa il punto sul femminicidio in Italia: “Sono numeri importanti e in continua evoluzione- afferma il presidente- la media annuale supera i cento casi l’anno, praticamente c’è un femminicidio ogni due giorni.
Nei diversi anni i numeri vanno dai dieci agli undici casi al mese e la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul) consente la pena per questi omicidi”.
Quali sono i paesi di origine delle vittime? “In Italia prevale la fascia degli italiani”. Villani rileva che “che la rappresentazione dei paesi esteri è marginale rispetto a quella italiana, che resta la più rappresentata nel nostro paese”. Ci sono “molti luoghi comuni sui femminicidi – avverte il pediatra – non è un fenomeno tipico della cultura meridionale e dei paesi latini, ma si verifica ovunque”.
Inoltre, pensando all’Italia, Villani chiarisce: “I femminicidi sono diminuiti nel Sud e nelle isole, mentre sono aumentati soprattutto nel Italia Nord-Ovest”. Infine, l’Italia non ha il primato: “Gran Bretagna, Spagna, Germania, Austria e Danimarca hanno una maggiore incidenza di femminicidi rispetto al Belpaese”. Andando ad esaminare l’età delle vittime di femminicidio: “Nel 40% dei casi il nucleo centrale va dai 26 ai 45 anni – fa sapere Villani – quindi è un qualcosa di radicato anche nei giovani”.
Le motivazioni del femminicidio? “In genere nel 37% dei casi dipendono dal rifiuto da parte del partner di accettare la fine della relazione e dalla gelosia”. Infatti, “nel 45% dei casi l’autore dell’omicidio e’ il partner attuale e nel 17% il partner precedente.
La coabitazione – ricorda il presidente della Sip- è un fattore di rischio elevato. Il delitto avviene quasi sempre all’interno della casa e le armi più utilizzate sono i coltelli, ma anche le armi da fuoco. In alcune realtà prevale il soffocamento”. Un’ultima riflessione il presidente della Sip la dedica ai suicidi: “Purtroppo in età adolescenziale rappresentano una delle prime cause di decesso nei ragazzi. Si parla di aumentato disagio sociale e come Sip abbiamo deciso di far convergere gli interessi e le politiche del Miur e del ministero della Sanità sulla scuola, per potenziare le attività che avvengono al suo interno”. Infine il presidente della Sip ricorda che la pediatria e’ all’alba di una nuova era: non più confinata all’età evolutiva, ma diventata la medicina della vita grazie all’epigenetica. “È ormai noto che ciò che avviene nei primissimi momenti della vita segna tutta l’esistenza.
Il progetto Genoma ha dimostrato che non tutto è scritto nei geni, il Dna spazzatura è modulatorio del Dna dei cromosomi. Si è passati quindi dal genotipo al fenotipo su cui agisce l’ambiente, e la sua azione ci segna dal punto di vista psicosociale. Dobbiamo agire con attenzione soprattutto nei primi mille giorni di vita – afferma il medico – Se un bambino di due anni assiste all’omicidio della madre è segnato in maniera violentissima e i casi di recidive tornano proprio nei minori piccolissimi. È determinante anche ciò che avviene nella mamma nel periodo precedente la gravidanza, nel periodo gestazionale e in quello immediatamente successivo.
Di questo – conclude Villani- ne parleremo nel nostro congresso nazionale dal 12 al 16 giugno”.
Articolo pubblicato il giorno 1 Novembre 2017 - 09:53