Fabrizio Valletti, gesuita, romano, fondatore del Centro Hurtado di Scampia a Napoli, si occupa di assistenza alle carceri di Poggioreale e Secondigliano dopo anni trascorsi a Livorno, Firenze, Follonica e Bologna.
La sua esperienza nel quartiere della periferia nord di Napoli, divenuto l’emblema del degrado e dell’abbandono, viene raccontata nel libro “Un gesuita a Scampia”, pubblicato dalle Edizioni Dehoniane Bologna con una prefazione di Franco Roberti, Procuratore nazionale antimafia, e una postfazione del maestro di strada Marco Rossi-Doria, già sottosegretario all’Istruzione.
“Dov’ero capitato? Nel Bronx o nel Far West? Il profilo del Vesuvio dominava la visuale a est, ma con la fantasia sognavo di poter contemplare il tramonto sul mare. Dov’era la Napoli piena di splendidi monumenti, di vita culturale, di arte, di storia e di bellezza che avevo conosciuto sui libri e che, giovane studente, avevo frequentato durante i miei studi di architettura? Sembrava lontanissima”.
Tra i principali supermercati italiani della droga e con uno dei tassi di disoccupazione più alti del Paese, il quartiere di Scampia è stato ripetutamente dipinto come un luogo di violenza, soprattutto per le faide e la dominante presenza della camorra, che governa lo spaccio e l’occupazione abusiva delle case popolari. Eppure anche in questa polveriera sociale, molte cose stanno cambiando. Anno dopo anno è cresciuta una rete di associazioni (tra cui il centro Hurtado dei padri gesuiti) che ha dato vita a un laboratorio di sartoria e a una biblioteca, a un’orchestra di bambini e a progetti contro la dispersione scolastica, a un caffè letterario e a corsi di formazione professionale, ad attività artistiche e sportive e ad un portale internet. Perché, come scrive nel libro il gesuita Valletti, “anche a Scampia si può sognare, si può cercare di vivere insieme nella legalità e nella libertà.”
Articolo pubblicato il giorno 27 Ottobre 2017 - 12:58