Oggi a Chicago, la Fondazione Obama ha reclutato “i giovani leader innovatori civici di tutto il mondo perché si riuniscano, scambino idee ed esplorino soluzioni creative a problemi comuni”.
Tra di essi, un giovane ragazzo di Praiano: Roberto Pontecorvo, ventisette anni. Emozionatissimo è arrivato ieri a Chicago.
Selezionato tra più di ventimila domande, racconta che “tutto è nato nel 2013 da un’idea di sviluppo territoriale per il mio paese, Praiano, in Costiera amalfitana. Lo abbiamo trasformato in un museo a cielo aperto, chi viene ha un’App e una guida per centocinquanta opere esposte. Il risultato è andato oltre le aspettative. Così ne abbiamo tratto uno modello di sviluppo territoriale nazionale ed è nato Agenda Tevere” – un progetto che coinvolge nella gestione integrata del Tevere tante personalità e le diciassette associazioni attive sul fiume. La condivisione tra queste ha dato ottimi e inaspettati risultati.
A Chicago “cercavano leader civici mondiali in riferimento a un progetto o un’esperienza vissuta su un territorio. Io ho parlato della mia, in maniera molto umile. Sono andato sul sito Obama.org , lo seguivo da quando è nata la Fondazione. Ho fatto domanda pensando al classico “figurati se mi prendono”. E invece è andata bene. La risposta è arrivata per mail il 30 settembre alle due del mattino: stavo guardando una serie tv, non ho più chiuso occhio. Mi sono pure ammalato, ho dovuto prendere gastro protettori per reggere lo stress.”
Roberto Pontecorvo ha una laurea triennale in Relazioni Internazionali conseguita a Forlì, poi un anno di Erasmus a Lione, un master in Studi europei a Siena, ricerca a Cracovia e a Bruxelles.
E’ tra i cinquecento giovani leader civici selezionati che converserà con Michelle Obama e con il principe Harry. Si confronterà con gli altri scambiando idee in base alle diverse esperienze maturate e alle diverse vite, in relazioni ai luoghi geografici più disparati.
“Non sono bravo a lanciare messaggi, ma ho imparato a crederci. Non ho nessuno alle spalle e non ho raccomandazioni. Non chiedevano referenti o recensioni, solo quello che avevamo fatto. Si basano sul progetto, poco sulla persona. L’Italia invece non sa dare il giusto valore all’aspetto artistico e culturale. Bisogna ripartire da lì”.
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