Associazione per delinquere, illecita intermediazione e sfruttamento del lavoro, falso ideologico e materiale, inadempimento e frode nelle pubbliche forniture, false fatturazioni.
E’ la lunga lista delle ipotesi di reato formulate dalla procura di Napoli che sta indagando su alcuni imprenditori campani impegnati attualmente nella realizzazione di una serie di opere nell’ambito della ricostruzione post terremoto in Umbria.
Il pm Ida Frongillo, della sezione reati contro la pubblica amministrazione coordinata dal procuratore aggiunto Alfonso D’Avino, ha ordinato numerose perquisizioni, eseguite dai carabinieri del Nas, nelle sedi delle societa’, studi commerciali e di consulenza (a Roma, in Umbria e nelle province di Avellino e Caserta).
Sono quattro al momento gli indagati ai quali sono stati notificati avvisi di garanzia contestualmente all’emissione dei decreti di perquisizione.
Le aziende sono impegnate in particolare nei lavori per la costruzione dei moduli abitatiti Sea (Soluzioni abitative d’emergenza) in Umbria. Dalle indagini e’ emerso che nei cantieri nel territorio del comune di Cascia lavorano, come si legge nel decreto di perquisizione ”operai sottopagati, privati del vitto sufficiente e di alloggi idonei, esposti a situazioni di grave pericolo per la loro incolumita’ personale”.
I lavoratori sono stati reclutati tutti in Campania. I carabinieri dei Nas hanno accertato che sia il trasporto dal comune di Quarto, in provincia di Napoli, ai cantieri, sia le condizioni di lavoro violano le piu’ elementari norme antinfortunistiche.
A tale proposito gli inquirenti sottolineano che gli operai vengono trasportati su furgoni in cattivo stato di manutenzione e in numero eccedente la capacita’ degli automezzi. Lo scenario dell’indagine e’ comunque assai esteso.
Gli imprenditori, che ad avviso degli inquirenti avrebbero dato vita a una associazione per delinquere, si sarebbero avvalsi della copertura di contratti di subappalto e dell’affidamento ad imprese fittizie ”prive di requisiti economici e tecnici”.
Presunte irregolarita’ riguarderebbero anche le attestazioni di idoneita’ relativi ai requisiti delle aziende ottenute tramite uno studio di consulenza. Complessivamente sono 12 le societa’ finite nel mirino dell’inchiesta della procura partenopea.
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