La polizia spagnola ha fatto irruzione con i manganelli, sparando pallottole di gomma e lanciando lacrimogeni, nei seggi dove migliaia di catalani si sono recati alle urne per votare nel referendum d’indipendenza proibito da Madrid. I servizi di emergenza catalani hanno soccorso 761 persone ferite o contuse ai seggi, secondo l’ultimo bilancio. Il ministero del Interni ha detto che 33 agenti di polizia hanno avuto bisogno di assistenza medica. Le violenze hanno suscitato allarme all’estero e inasprito le tensioni tra il governo del premier Mariano Rajoy e le autorità catalane nella peggiore crisi politica della storia della Spagna post-franchista. Il referendum è stato organizzato in segreto sotto minaccia di rappresaglie e incriminazioni penali ma migliaia di catalani hanno sfidato il governo di Madrid al grido di “Votarem”, voteremo. Rajoy ha detto che il referendum è stato bloccato. “Oggi non c’è stato un referendum sull’autodeterminazione in Catalogna. Lo stato di diritto resta in vigore con tutta la sua forza” ha detto dalla Moncloa in un intervento trasmesso dalla tv spagnola. Dalla mattinata, dopo che la polizia regionale si è rifiutata di intervenire con la forza restando fuori dai seggi, gli agenti in tenuta anti-sommossa della polizia nazionale e della Guardia civil sono intervenuti con i manganelli sguainati per sigillare i seggi e sequestrare le urne, provocando scontri. I video sui social media mostrano gli agenti che trascinano gli elettori per i capelli, gettano persone dalle scale e aggrediscono i pompieri che proteggono un seggio.
Nella seconda consultazione su questo tema in tre anni 5,3 milioni di catalani erano chiamati ad esprimersi sull’indipendenza dalla Spagna della ricca regione del nordest, che ha una propria lingua e una propria cultura. Il quesito era “volete che la Catalogna diventi uno stato indipendente in forma repubblicana?”. La legga sul referendum prevede una dichiarazione d’indipendenza entro 48 ore se il “sì” prevarrà, ma il governo regionale non sembra intenzionato a percorrere questa strada. Già prima del voto la magistratura aveva ordinato il sequestro delle schede, l’arresto degli organizzatori e la chiusura dei siti che promuovevano il voto dichiarato incostituzionale dai tribunali di Madrid. La vicepremier Soraya Saenz de Santamaria ha invitato le autorità catalane a smettere la “farsa” del referendum. Migliaia di persone si sono raccolte fuori dai seggi prima dell’alba unendosi a coloro che avevano dormito all’interno per garantire l’apertura delle urne. Nel centro di Barcellona la polizia ha caricato gli elettori seduti per terra sparando proiettili di gomma. All’esterno di un altro seggio gli scrutatori hanno eretto barricate per tener fuori gli agenti. – La repressione è stata attaccata duramente dai leader catalani. “l’uso ingiustificato della violenza, irrazionale e irresponsabile, da parte dello Stato spagnolo non fermerà a volontà del popolo catalano” ha detto il presidente catalano Carles Puigdemont. La polizia, ha aggiunto, ha usato “manganelli, pallottole di gomma e forza indiscriminata” contro persone che dimostravano “pacificamente”. “Il capo di un governo vigliacco ha inondato la città di polizia” ha scritto su Twitter la sindaca di Barcellona Ada Colau, che ha aggiunto “Barcellona città di pace, non ho paura”, riprendendo lo slogan spontaneo coniato dopo gli attacchi jihadisti di agosto sulla Rambla. La polizia ha fatto irruzione nel centro sportivo nei pressi di Girona dove avrebbe dovuto votare Puigdemont, rompendo le vetrate. Ma il presidente è riuscito comune a votare nella vicina Cornella del Terri, e in molte zone il voto è stato del tutto tranquillo. La squadra di calcio del Barcelona ha dovuto giocare a porte chiuse il suo match di oggi, 3-0 contro il Las Palmas, che sulla maglie aveva cucito una bandiera spagnola. Dopo i disordini il club aveva chiesto invano il rinvio della partita alla Liga spagnola. “la peggior esperienza professionale della mia vita” l’ha definita il centrocampista Gerard Piqué: “il calcio è stata l’ultima preoccupazione”.
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