Questa mattina nell’ambito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Aversa ed appartenenti alla Squadra Mobile della Questura di Caserta hanno eseguito cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Giudice per le indagini preliminari, per i reati di corruzione, corruzione in atti giudiziari, occultamento e distruzione di atti giudiziari.
L’emissione delle misure restrittive – eseguite anche nei confronti di un appartenente alla Polizia di Stato in servizio presso il Commissariato di Sessa Aurunca, di un avvocato del Foro di Santa Maria Capua Vetere e di un ausiliario di cancelleria impiegato presso il Tribunale di Sorveglianza di Napoli – costituisce il risultato di un’articolata attività investigativa originariamente diretta ad accertare illecite dazioni di denaro corrisposte, attraverso la mediazione di un imprenditore edile di Casal di Principe, ad un appartenente della Polizia di Stato per ottenere il rilascio di licenze di porto d’arma a persone che potevano essere vicine ad organizzazione camorristica.
Gli arrestati sono Giovanni Romano, in servizio al commissariato di Sessa Aurunca un avvocato del foro di Santa Maria Capua Vetere residente a Parete, Anna Savanelli e un ausiliario di cancelleria impiegato presso il Tribunale di Sorveglianza di Napoli, Andrea Esposito già coinvolto in indagini simili nel 2013 della Procura di Napoli.
Sono stati arrestati anche un imprenditore di Casal di Principe, Antonio Caterino, che aveva richiesto il porto d’armi e Massimo Perrone. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord guidata da Francesco Greco, sono state eseguite dal gruppo di Aversa della Guardia di Finanza, diretto dal tenente colonnello Michele Doronzo.
Nel corso delle indagini, svolte dalla Guardia di Finanza di Aversa, si è poi raccolto un grave quadro indiziario riguardante il coinvolgimento dell’avvocato del Foro di Santa Maria Capua Vetere domiciliato in Parete e i rapporti di quest’ ultimo con il sostituto commissario che istruiva pratiche per il rilascio delle licenze di porto d’armi.
Nel caso oggetto delle investigazioni, secondo l’ipotesi accusatoria avvalorata dal GIP, era stato rilasciato il porto d’armi omettendo di evidenziare gli elementi ostativi al rilascio del titolo di polizia.
Le attività investigative hanno consentito, altresì, di individuare ulteriori ipotesi corruttive finalizzate all’occultamento ed alla distruzione di fascicoli presso il Tribunale diSorveglianza di Napoli.
L’ausiliario di cancelleria oggi indagato, già nell’anno 2013 era stato coinvolto – unitamente ad altri pubblici ufficiali impiegati presso il Palazzo di Giustizia di Napoli e a degli avvocati – in un’ indagine della Procura di Napoli attinente analoghi episodi per i quali era stato all ‘epoca destinatario di misura cautelare restrittiva e che, attualmente, si trova sottoposto a giudizio.
Anche rispetto a tale settore dell’indagine, un ruolo centrale appariva quello ricoperto dal suindicato professionista, il quale, su richiesta di un pregiudicato di Giugliano in Campania , secondo quanto emerso dalle investigazioni, elargiva somme di denaro all’ausiliario presso il Tribunale di Sorveglianza di Napoli affinchè quest’ultimo sottraesse un fascicolo di un procedimento riguardante una persona condannata in via definitiva, allo scopo di evitargli l’esecuzione di misure detentive.
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