Chi ha assistito ieri sera al primo concerto del nuovo tour di Francesco De Gregori a Vox Club di Nonantola in provincia di Modena ha assistito a una sorpresa davvero inaspettata. Per chiudere il concerto De Gregori ha fatto salire sul palco la moglie, Alessandra Gobbi, con la quale il cantautore ha duettato in napoletano sulle note di ‘Anima e core’.
Dopo aver cantato uno dei suoi più grandi successi, “Alice”, l’interprete romano ha invitato sul palco sua moglie, Alessandra (per tutti Chicca).”Sono veramente emozionato – ha detto – ho cercato in tutti i modi di capire come potevo presentarvi quello che sta per succedere. Cominciamo così, diciamo questo: io ho conosciuto una ragazza un po’ di tempo fa, tanto tempo fa, ed era la mia ragazza.
Per fare il prossimo pezzo ho bisogno di lei… Quindi vi presento Chicca”. I due, sposati dal 1978 e con due figli, hanno cantato insieme “Anema e Core”, un classico della canzone napoletana degli anni Cinquanta, tra gli applausi e l’emozione del pubblico. “E’ capitato per caso – ha raccontato lui – e l’idea ci e’ venuta dopo una serata a cena a Napoli.
Chicca (la moglie, ndr) cantera’ con me anche in altre date del tour”.”Non me ne frega niente della precisione, non l’ho mai cercata, perche’ la musica per me e’ un’altra cosa”. A raccontare e’ la voce di Francesco De Gregori, ieri sera al Vox Club di Nonantola, da poco terminata la prima data del nuovo tour pensato esclusivamente per i club.
L’aveva annunciato qualche giorno fa attraverso i social, il cantautore, che per lui un concerto non e’ un evento da lustrini e paillettes, una prova di forza a chi ha il palco piu’ grande o a chi ripropone per primo le immagini del live in televisione. Detto e fatto, ieri il ‘Principe’ ha confermato un modus operandi che la musica te la puo’ presentare anche in versione ‘semplice’ con un live faccia a faccia con il pubblico e un set di canzoni senza una batteria a scandirne il ritmo, per una scaletta di una ventina di brani, scelti anche tra quelle meno eseguiti dal vivo.
“La scelta dei brani e’ stata una dura lotta con me stesso – ha spiegato De Gregori, in versione semplificata anche esteticamente, senza giacca, cappello e con una barba appena accennata – perche’ ho voluto scegliere anche quelle ‘sconosciute’ che ancora mi divertissi a fare dal vivo.
Ce ne sarebbero state altre dieci ma il concerto sarebbe diventato troppo lungo”. Chitarra acustica, chitarra elettrica e slide, basso e contrabbasso, oltre al pianoforte e l’unica concessione ad una percussione ottenuta con le bacchette di una batteria su ‘Buonanotte fiorellino’, e’ il set con il quale la voce di ‘Numeri da scaricare’ (in apertura), ‘Buenos Aires’ e le altre in scaletta come ‘Due zingari’ (“la suonavo in concerto con Dalla perche’ a lui piaceva molto”), ha deciso di raccontarsi questa volta dal vivo, in versione non scarna ma molto diretta e semplificata.
“Non e’ la prima volta che faccio i club – ci ha tenuto a dire De Gregori – quindi non penso si tratti di una fase specifica di una carriera. Piu’ semplicemente, molti artisti amano anche i posti piccoli per il rapporto particolare che si crea con il pubblico, piu’ diretto. Mi piace suonare e cambiare sempre le carte in tavola e vivo in modo incondizionato la liberta’ di questo mestiere.
Poi non so, se facendolo, sono piu’ intelligente oppure sono piu’ scemo. E’ una dimensione che ad un certo punto si puo’ aver voglia di vivere e del resto anche Bruce Springsteen, proprio in queste sere sta, suonando a ripetizione in un teatro da poche centinaia di posti a Broadway”.
Se per il momento nelle dita e nella voce di De Gregori non sono in cantiere canzoni nuove (“non ne ho scritte e anche se a casa ho il pianoforte aperto, per il momento me ne tengo alla larga. E’ normale nella carriera di un artista”), il nuovo tour nei club prendera’ anche la strada dell’estero, da Monaco a Londra, passando anche per il Bataclan di Parigi tra qualche sera, il 20 ottobre.
“Al Bataclan andro’ a suonare come ho suonato questa sera al Vox – ha spiegato De Gregori – perche’ quello e’ un luogo dove fare musica. Cerchero’ la normalita’ anche in un posto che ha vissuto una tragedia terribile, proprio perche’ e’ questo che il terrorismo vorrebbe impedirci di fare”.
La chiusura della carrellata di concerti e’ invece fissata per il 7 novembre alla Town Hall di New York. “Un giorno molto lontano – ha detto il cantautore – quando smettero’ di fare questo lavoro, potro’ dire di aver suonato anche li'”.
Articolo pubblicato il giorno 15 Ottobre 2017 - 08:43