Cronaca Giudiziaria

Fondi neri per pagare il boss che ospitò Gomorra, Cattleya replica: ”Noi parte offesa nel processo”

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Non sono stati usati fondi neri per pagare il boss del Rione Penniniello di Torre Annunziata, Franco Gallo detto ‘o pisiello (detenuto al 41 bis) per girare le scene della prima serie di Gomorra.
Lo afferma l’ufficio legale di Cattleya, dopo la richiesta di chiarimenti da parte di Sky Italia. Giovanni Stabilini, amministratore delegato di Cattleya,  pochi giorni  durante la sua testimonianza al processo che si sta celebrando al Tribunale di Torre Annunziata non aveva escluso la possibilità che, a sua insaputa, fossero state gonfiate delle fatture per ricavare il denaro da versare al clan di nascosto.
Nella casa dei Gallo fu ambientata la dimora della famiglia Savastano. Il boss era stato arrestato pochi giorni prima che iniziassero le riprese. Riccardo Tozzi, responsabile artistico della Cattleya nella stessa udienza di pochi giorni fa aveva raccontato: “Quando il proprietario della casa fu arrestato (il 4 aprile 2013, ndr), le riprese non erano ancora iniziate, ma avevamo già fatto dei lavori. Avevo visto la villa in fotografia e dal punto di vista artistico corrispondeva a ciò che cercavamo.
Quell’arresto era un problema, solo perché rischiava di saltare l’ambiente ideale, approvato anche dal regista Stefano Sollima, uno molto esigente. Ma con i nostri legali sapemmo che c’era la possibilità di girare le scene, pagando l’affitto all’amministratore giudiziario. Quindi era tutto ok”. Fabrizio Siggia, legale di Cattleya spiega: “Per la cifra di 6mila euro, oggetto della contestazione di estorsione, si è celebrato il processo a carico dei Gallo  e in quel giudizio Cattleya si è costituita parte civile per ottenere i danni conseguenti, essendo stata accertata dalla Procura la sua qualifica di parte offesa.
Tutte le garanzie e i controlli amministrativi sono stati rigorosamente applicati da Cattleya nel quadro di processi contabili certificati da due primarie società di revisione continua il legale il riferimento fatto da un amministratore nel corso di una testimonianza a possibili comportamenti scorretti di collaboratori esterni altro non era che una personale considerazione di natura astratta, ipotetica e purtroppo fraintendibile, che nulla aveva a che fare col caso concreto.
Nello specifico le misure di verifica adottate hanno assicurato, come d’abitudine, il massimo controllo possibile, che ha consentito di accertare la totale assenza di comportamenti irregolari anche da parte di operatori esterni”.


Articolo pubblicato il giorno 28 Ottobre 2017 - 10:50
Redazione

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