Si mobilitano i comuni del bacino del fiume Sarno per chiedere di ultimare la realizzazione delle infrastrutture necessarie alla completa bonifica, come collettori e reti fognarie, oltre che mettere in atto un efficace controllo degli scarichi illegali delle industrie. La Rete a Difesa del Fiume Sarno organizza per domenica 29 ottobre, alle 10.30, una serie di iniziative in tutti i Comuni ricadenti nel bacino idrografico del Sarno e nella fascia costiera Sorrentino-Vesuviana per sollecitare il disinquinamento del corso d’acqua e dei suoi affluenti. Mobilitati anche gli istituti alberghieri del territorio. Mercoledi prossimo, 25 ottobre, alle 10,30, nel Comune di Torre Annunziata, si terrà la presentazione dell’iniziativa nel corso di un incontro con il sindaco Vincenzo Ascione, quello di Sarno, Giuseppe Canfora, il rappresentante della Federazione Italiana Cuochi dell’area Vesuviana, Nolana e Strianese e docente dell’Isis ‘L. De’ Medici’ di Ottaviano, Antonio Nunziata, i rappresentanti delle associazioni e tecnici ambientali, moderati dal giornalista Francesco Paolo Di Capua. Nelle acque del Sarno, rileva una nota, ”sono presenti composti pericolosi e tossici, sia di natura chimica che di natura urbana, come coliformi fecali. La presenza di scarichi industriali provenienti da aziende conciarie, agroalimentari ed altro, noncheè la presenza di scarichi urbani non depurati, ne fanno, insieme con i suoi affluenti Solofrana e Cavaiola, un fiume ad alto rischio ambientale e per la salute dei cittadini”. ”Secondo uno dei tanti studi effettuati nell’area per verificare la correlazione tra inquinamento e tumori – si afferma ancora nella nota – in quello dell’Università di Medicina di Salerno, del 2012, si confermava la prevalenza di malformazioni fisiche nei soggetti residenti, e si definiva il territorio del bacino come il ‘Pentagono della morte”’. La Rete a Difesa del Fiume Sarno chiede ai sindaci e alla Regione ”di garantire alle nuove generazioni un corso d’acqua limpido, che rappresenti una ricchezza e non costituisca un problema”. Il ”ricco, pregiato, unico patrimonio storico ed enogastronomico locale deve poter continuare a dimostrare con le qualificate competenze ad esso legato tutta la sua qualita’ e la sua grandezza di condivisa opportunità di crescita e benessere collettivo”.
Articolo pubblicato il giorno 23 Ottobre 2017 - 17:42