Terzo capitolo nel cammino di riscoperta della musica del padre, secondo Cristiano De Andrè. De Andrè canta De Andrè Vol. 3, in uscita il 6 ottobre: dodici tracce registrate nel corso dell’omonimo tour, dove il repertorio di Faber è suonato con un approccio molto chitarristico ma che guarda oltre: “Abbiamo cercato di contaminare le canzoni di mio padre e portarle verso la world music con una visione più elettrica ed elettronica”, dice il musicista durante la presentazione del disco a Milano. Se il suono cerca una nuova identità per brani come Una storia sbagliata, Il testamento di Tito e Canzone per l’estate, le liriche originali risuonano ancora attuali secondo De Andrè. “Ho scelto canzoni contro la guerra, ma anche sulla guerra contro noi stessi e sulle cose che ci siamo persi in questi anni. Di mio padre voglio tramandare la grande coerenza, un appiglio per i ragazzi in questo buio esistenziale. Nei giovani vedo un nuovo rinascimento per uscire da questo secondo medioevo: i ragazzi ci daranno una mano a ritrovare l’energia che avevamo negli anni ’70, per non accettare più questo impero che ci ha detto che la felicità si può comprare” – spiega Cristiano -. Un brano come Coda di lupo esalta allora la forza delle utopie e nuovo significato si può trarre dai versi di La guerra di Piero, proposta con un arrangiamento elettrico di Osvaldo Di Dio dal passo molto disteso e con una chitarra definita “alla Radiohead”. “La guerra oggi è diversa: una volta era facile vedere il potere che ci opprimeva, ma adesso è un batterio che si infiltra attraverso i media, è un periodo di depistaggio e i giornali non ne parlano perché sono comprati dai poteri forti”. Al di là del valore universale, per De Andrè questo progetto ha anche un significato personale, in linea con l’autobiografia La versione di C uscita l’anno scorso: “Finalmente mi sto scrollando di dosso parecchi fantasmi. Con il libro ho perdonato mio padre e me stesso per i momenti bui in cui mi sono fatto del male: è stato un libro terapeutico, ma è anche una bibbia, perché racconto solo la verità e mi metto a nudo”. Per De Andrè canta De Andrè il viaggio non è finito: dal 12 ottobre al Teatro Augusteo di Napoli riparte il tour, che fino al 16 dicembre toccherà tra le altre Roma, Como, Brescia, Lecce, Firenze e Bologna, ora in band, ora in duo acustico, e con una scaletta speciale per la data di Genova. Ma in occasione del cinquantesimo anniversario del ’68, nel 2018 Cristiano De Andrè progetta anche di riarrangiare per intero il concept album Storia di un impiegato, mentre verso la fine dell’anno usciranno nuovi inediti a propria firma. In futuro – anticipa l’artista – arriverà anche un’altra raccolta De Andrè canta De Andrè, dedicata alle canzoni d’amore ed eseguita con orchestra sinfonica. Il lavoro per ricordare Faber con le sue canzoni non si interrompe, quindi, mentre a proposito del film biografico con Luca Marinelli atteso su Rai 1 Cristiano De Andrè nutre qualche dubbio: “In quella storia ci sono tante cose complicate, io non sentivo il bisogno di fare una fiction su mio padre. Senza volerne a Dori, ma non credo che questo serva più di tanto”.
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