Roma. E’ attesa per domani la decisione dei giudici della Corte di Cassazione per gli imputati coinvolti nel processo per il Crac Cirio. Il procuratore Generale, Mauro Iacoviello, ha chiesto di ridurre le pene inflitte in appello a Cesare Geronzi, ex presidente della Banca di Roma, di Capitalia e Mediobanca e a Sergio Cragnotti, ex patron del gruppo alimentare e della Lazio, tra i principali imputati nel processo. L’udienza si è svolta nell’Aula Giallombardo, piena di avvocati per via delle centinaia di risparmiatori che avevano investito nei bond con il marchio dei pomodori pelati e che sono rimasti coinvolti nella bancarotta che ha bruciato pù di 1100 milioni di euro, come appurato dalle indagini iniziate nel 2003. In particolare, Iacoviello ha chiesto la riduzione delle pene per Cragnotti e Geronzi, condannati in appello il primo a otto anni e otto mesi di reclusione, il secondo a quattro anni. Anche se non quantificato, è più sostanzioso l’alleggerimento di pena che, secondo Iacoviello, dovrebbe essere concesso per Geronzi, per il quale è stato chiesto l’annullamento senza rinvio per la vicenda Eurolat. Se le richieste del Pg dovessero essere accolte, la transazione da circa 240 milioni di euro con la quale Unicredit nel 2014 ha chiuso il contenzioso con l’amministrazione straordinaria di Cirio, autorizzata dal ministero dello Sviluppo economico, per risarcire i creditori – sebbene il crac sia di quasi quattro volte maggiore – sarebbe da considerare “ancora di più un ottimo risultato”, ha sottolineato l’avvocato di Cirio Nicola Madia. Per quanto riguarda invece la posizione di Cragnotti, il Pg ha chiesto l’annullamento senza rinvio solo per uno dei capi di imputazione, quello relativo ai finanziamenti dati alla squadra di calcio della Lazio. Per i rimanenti capi d’imputazione, il Pg ha chiesto l’inammissibilità del ricorso. Per quanto ancora riguarda Geronzi e gli altri ex funzionari della Banca di Roma Pietro Celestino Locati e Antonio Nottola, il Pg Iacoviello ha chiesto, oltre all’annullamento senza rinvio del capo relativo ad Eurolat e di altre imputazioni, anche la conferma della bancarotta per distrazione per la vicenda Bombril, relativa alla partecipazione di Banca di Roma nella società lussemburghese del gruppo Cragnotti. Ad avviso del Pg, in generale, “non basta il consenso della banca all’operazione di finanziamento richiesta dall’imprenditore per considerare Geronzi come colui che ha consentito alla distrazione tramite l’autorizzazione all’operazione”. Diversamente, ha proseguito Iacoviello, sarebbe come ritenere “responsabile di un omicidio anche la persona che ha gonfiato le gomme o ha rifornito di benzina la macchina usata da altri per andare a compiere un delitto”. Gli altri imputati sono Andrea Cragnotti, che in appello ha avuto due anni e quattro mesi, Filippo Fucile, genero di Cragnotti (condannato in appello a tre anni e 10 mesi), Ettore Quadrani, consigliere Cirio condannato in appello a tre anni e quattro mesi. Gli ex funzionari della Banca di Roma, Locati e Nottola, sono stati condannati in appello entrambi a due anni, l’alleggerimento della pena chiesto per Geronzi riguarda anche loro. Per Elisabetta e Massimo Cragnotti è invece già stata dichiarata prescritta in appello la bancarotta preferenziale. I ricorsi delle difese contestano il verdetto emesso il 10 aprile 2015 dalla Corte d’appello di Roma. Geronzi è difeso da Franco Coppi e da Ennio Amodio, Cragnotti da Massimo Krogh e Luigi Panella.
La V Sezione Penale della Cassazione ha aggiornato a domani mattina il proseguimento della Camera di Consiglio dei giudici che devono emettere il verdetto sul crack Cirio. Per la complessità del procedimento il presidente del Collegio Maurizio Fumo ha rinviato a domani la decisione.
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