Ventiquattro anni di carcere. È la condanna inflitta dai giudici della Terza Corte d’Assise di Roma, presieduta da Evelina Canale, nel processo a Valentino Talluto, il 33enne sieropositivo accusato di aver infettato decine di persone con rapporti sessuali non protetti.
Cade l’accusa di epidemia dolosa, per la quale la procura chiedeva l’ergastolo con due anni di isolamento diurno: secondo i giudici Talluto è responsabile delle sole lesioni gravissime nei confronti delle sue ex. La decisione arriva, nell’aula bunker di Rebibbia, dopo oltre dieci ore di camera di consiglio: l’imputato aspetta il verdetto seduto senza mai muoversi, nella cella interna all’aula.
Veste una camicia, una giacca, dei jeans, e non si muove dalla panchina di legno sulla quale è seduto: il sacchetto del pranzo e la bottiglia d’acqua poggiati al suo fianco non li tocca neanche. In aula sono presenti anche le ragazze contagiate: hanno seguito l’intero processo, senza saltare una seduta. Si coprono i visi con foulard e occhiali da sole, non vogliono mostrare i loro volti, e quando arriva la sentenza scoppiano in lacrime di gioia, si abbracciano: “È la nostra piccola grande vittoria. Giustizia è fatta – dicono – Ora ci unisce la gioia e la voglia di continuare ad andare avanti”.
OLTRE TRENTA CONTAGI DA HIV – A Talluto la procura attribuiva 57 episodi legati ad altrettante persone: nel fascicolo si faceva riferimento a una trentina di donne infettate con rapporti sessuali non protetti, due uomini infettati da donne diventate sieropositive a causa del sesso con lui, un bambino nato da una sua ex partner oggi sieropositiva. La giuria non ha riconosciuto Talluto colpevole di ‘tentate lesioni’, come chiedeva la pm, sulle venticinque donne scampate all’infezione pur avendo avuto con lui rapporti non protetti.
10 ANNI DI RAPPORTI NON PROTETTI – Nessuna di loro sapeva quanto rischiava perché a nessuna Talluto aveva detto di essere sieropositivo. A tutte chiedeva di non usare il profilattico, per provare maggior piacere durante i rapporti, e tante, lo accontentavano. I fatti presi in esame nel processo sono avvenuti tra il 2006, quando l’uomo ha saputo di essere sieropositivo dopo aver fatto un test hiv, e il 2015.Dopo aver avuto certezza di essere sieropositivo, Talluto ha continuato ad avere rapporti, occasionali e non, sempre senza protezioni. Non si sottoponeva a terapia retrovirale, teneva nascosta la sua condizione, infettava chi lo amava: così, senza mai un ripensamento, per nove anni l’uomo ha fatto del male a decine di persone che gli erano vicine.
LA PRIMA SENTENZA IN ITALIA – “Questa sentenza fa giurisprudenza perché non c’è mai stato alcun precedente in materia – sostiene la pm Elena Neri – anche perché nessuno ha mai fatto quello che ha fatto Talluto”.
LA VITTIMA CHE HA DATO IL VIA ALLE INDAGINI – L’indagine, portata avanti dalla sezione di polizia giudiziaria del tribunale di Roma è partita dalla denuncia di una delle vittime. Dopo aver sentito da alcuni amici in comune che l’uomo era sieropositivo, la donna lo ha incalzato chiedendo di sapere la verità. Lui negava ma quando lei, dopo essersi sottoposta al test, ha scoperto di essere sieropositiva, lo ha denunciato.Era la primavera del 2015, il giovane aveva avuto nel corso degli anni, rapporti non protetti con decine di donne, quasi tutte giovani tra i 22 e i 30 anni, una delle quali aveva 14 anni quando aveva fatto l’amore con Talluto.
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