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Camorra: innocenti in carcere pagati dai clan per coprire i boss. IL RACCONTO DEI PENTITI

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“Men­netta ci ha sempre detto che Ugo De Lucia è innocente e lo diceva facendoci intendere che era stato lui: se ti dico che innocente è perché so che è in­nocente”.  E’ Pasquale Riccio,  che parla e mette a verbale una novità sconvolgente dal punto di vista investigativo e inedito dal punto di vista giudiziario. E’ il il 18 marzo 2015 davanti al pm Maurizio De Marco  e il collaboratore di giustizia, dopo una lunga militanza nelle fila degli “scissionisti” di Secondigliano, racconta i particolari nuovi su due omicidi efferati e che vedono come protagoniste due donne innocenti. La prima è Gelsomina Verde torturata e data alle fiamme il 21 novembre del 2004 perché non volle tradire il suo ex fidanzato, l’attuale neo pentito Gennaro Notturno ‘o sarracino, killer e boss del gruppo Abete-Abbinate-Notturno tra i primi a scatenare la faida contro i Di Lauro.

A proposito di Ugo De Lucia, detto  Ugariello, il giovane condannato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Gelsomina Verde, racconta Ricco: “…,so che Antonio Mennetta, gli versa tremila euro al mese e che ha voluto nel 2012 il ritorno della famiglia De Lu­cia nel rione del Perrone, dopo che la stessa era stata cacciata dagli scissionisti perché per­dente nella faida. Come ri­compensa, inoltre, Mennetta avrebbe concesso ai familiari del killer  in carcere, anche la gestione di una piazza di droga….Quindi noi pen­sammo che De Lucia avesse co­perto la responsabilità di Men­netta, probabilmente nell’omici­dio di Gelsomina Verde”.

La ragazza fu prima torturata, poi uccisa con tre colpi di pistola e il suo corpo dato alle fiamme e ab­bandonato in una campagna vicino Sant’Antimo.  Seecondo il pentito quindi l’autore di quell’efferato delitto fu Antonio Mennetta detto er nino ,all’epoca reggente dei famigerati “Girati” dalla Vanella Grassi, arrestato a Scafati dove grazie alla complicità di finanzieri corrotti, aveva trovato ospitalità nelle zone di campagna dell’AgroNocerino. Era il 27 novembre del 2004 e Pietro Esposito detto “il kojak”, pentitosi il giorno dopo il suo arresto, le tese una trappola con­vincendola a salire in auto con lui perché alcune ‘persone volevano parlarle’. Cercavano di sapere dove si nascondesse Gennaro Notturno, che nel 2013, come egli stesso ha raccontato, in carcere, si è fatto tatuare sull’a­vambraccio un cuore spezzato con due rose, uno riferito proprio alla ragazza vittima in­nocente della faida, l’latro invece ad Antonio Landieri, altra vittima innocente ucciso dallo stesso Notturno per errore. Ma lei non ebbe il coraggio di dire una sola parola davanti a quei mostri che non ebbero pietà.

L’altro omicidio è quello di Carmela Attrice uccisa il 15 gennaio del 2005 sul ballatoio di casa nelle Vele di Scampia. Il giorno prima gli uomini del clan Di Lauro avevano bussato al citofono di casa: volevano sapere dove suo figlio France­sco Barone ’o russo si na­scondeva in quel periodo. Lei non disse nulla e chiuse la porta: allora le inti­marono di lasciare quell’appartamento in poche ore. Anche questo non fece. Il giorno dopo le esplosero contro quat­tro colpi di pistola.

Racconta il pentito Riccio: “Il gruppo di Cesare Pagano, Vincenzo Notturno, diceva che i ragazzi che sono stati condannati erano estranei. Da carcerati vennero abbandonati dai Di Lauro e Gennaro Marino manda loro qualcosa trattandosi di ragazzi che lavoravano alle Case Celesti. Faccio specifico riferimento a Michelino Tavassi che stava nella mia stanza nel carcere di Santa Maria Capua Vetere”.

(da sinistra nella foto Cosimo Di Lauro, Cesare Pagano, Antonio Mennetta, Gennaro Notturno, Gennaro Marino, Gelsomina Verde, Francesco Barone, Ugo De Lucia, Pietro Esposito, Michelino Tavassi)


Articolo pubblicato il giorno 3 Ottobre 2017 - 11:28
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