“Ero amico di Enrico Amelio e ho saputo della sua morte durante il periodo della mia detenzione. Uscito dal carcere mi sono informato su chi fosse stato il mandante e l’omicidio del mio amico.
Seppi che Imbriani aveva chiesto a Giuseppe Polverino di dare una lezione ad Amelio poiché non era riuscito a convincere lo zio, Leonardo Carandente Tartaglia a non immischiarsi in un affare dell’acquisto di alcuni terreni nel comune di Quarto”.
E’ stato il pentito Roberto Perrone , ex esponete di spicco del clan Polverino di Marano a raccontare in aula al processo perché sarebbe stato ucciso l’imprenditore edile Enrico Amelio.
L’uomo originario di Mugnano fu ucciso nel 2006. A decretarne la morte sarebbe stato Nicola Imbriani (condannato a 12 anni di carcere per traffico di droga). La vittima fu colpita alle gambe ma un proiettile gli recise l’arteria femorale e Amelio morì dissanguato.
Ha raccontato ancora Perrone: “Giuseppe Polverino accontentò Imbriani che si era sentito offeso per il comportamento di Amelio. Per l’organizzazioni del delitto furono convocati e coinvolti anche Giuseppe Perrotta e Salvatore Liccardi”.
( da sinistra nella foto il boss Giuseppe Polverino, Nicola Imbriani, Giuseppe Perrotta, Salvatore Liccardo, Roberto Perrone)
Articolo pubblicato il giorno 13 Ottobre 2017 - 08:48