“Posso riferire dell’omicidio di Giovanni Moccia perché mi fu riferito da Antonio Abbinante con il quale dividevo la cella a Larino di Campobasso”. E’ Gennaro Notturno ‘o sarracino il boss pentito del gruppo Abete-abbinante-Notturno-legato agli Amato-Pagano e protagonisti ella prima faida di Scampia. Sta fornendo ai magistrati della Dda di Napoli particolari nuovi su una lunga serie di omicidi, alcuni dei quali già noti, altri inediti. I suoi racconti, a differenza di altri pentiti, sono di prima mano, essendo egli uno del vertice della cosca e avendo partecipato in molti casi in qualità di killer in prima persona agli agguati.
Un altro degli omicidi su cui Gennaro Notturno “o’ Sarracino” ha parlato con i pm antimafia è quello di Giovanni Moccia del 29 settembre 2007. La vittima aveva partecipato con lo stesso Notturno all’agguato ai Sette Palazzi in cui dovevano essere uccisi i fratelli Meola e dove invece fu uccisa la vittima innocente Antonio Landieri. Moccia aveva cominciato a sparare all’impazzata appena scesi dalle auto e colpi al polso lo stesso Notturno. Come ha raccontato il neo pentito, e come riporta Il Roma, Giovanni Moccia quando fu ucciso era con Giovanni Piana, sfuggito miracolosamente all’agguato e che si pentì lo stesso giorni. I due facevano parte del clan Abbinante e secondo l’accusa, poi caduta nel processo di secondo grado, sarebbero stati gli stessi “scissionisti” a volerne la morte.
Giovanni Piana non aveva avuto dubbi. “Preciso di essere riuscito a vedere l’autovettura Yaris e i citati occupanti nell’istante in cui venivano sparati i primi colpi e il Moccia precipitava al suolo; in tale frangente mi giravo istintivamente all’indietro riuscendo a riequilibrare il motociclo. Ricordo di essere riuscito miracolosamente a darmi a precipitosa fuga lasciando mio malgrado il mio compagno esanime sulla strada. Non ho alcun dubbio sulla identità dei soggetti che vi ho indicato quali autori dell’agguato poiché da me conosciuti e frequentati da anni vista la comune militanza. Per sfuggire all’agguato ho percorso una strada interna che attraversa il paese di Qualiano, giungendo presso l’autosalone Moccia, gestito dalla famiglia del mio compagno assassinato”. Per quell’omicidio in secondo grado sono stati tutti assolti: Guido Abbinante, Giovanni Esposito “o’ morto”, Giovanni Carriello, Paolo Ciprio e Salvatore Baldassarre.
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