“Posso riferire di molti fatti di sangue. Uno dei questi è l’omicidio di Lutricuso, quel ragazzo ucciso per futili motivi all’esterno della discoteca. Ad ucciderlo fu Vincenzo Costagliola, mentre a vantarsene era il ragazzo che stava con lui e che è stato condannato”.
Vincenzo Amirante, il boss della zona dei Tribunali che da oltre un mese ha deciso di collaborare con lo Stato ha dato agli investigatori molti spunti nuovi sui fatti di sangue che hanno caratterizzato la stagione di sangue a Forcella e nel centro di Napoli con la nascita della Paranza dei Bimbi e la guerra con i Buonerba “capelloni”.
Le sue dichiarazioni sono agli atti del processo di appello contro l’ex gruppo degli Amirante-Brunetti-Giuliano-Sibillo. Conosce tanto della criminalità organizzata del centro della città e anche i nomi di chi ha fatto fuoco durante i giorni di terrore.
Ed è stato un omicidio, quello di Lutricuso, che ha fatto molto discutere. “Costagliola prese la pistola dall’auto e gli sparò in petto e poi alla testa. Perché aveva risposto male e si era permesso di rifiutare una sigaretta che il boss aveva chiesto per fare uno spinello”.
Morì così, per gioco, Maurizio Lutricuso un giovane di 24 anni, davanti all’uscita di una discoteca di Pozzuoli il 10 febbraio del 2014, il Private One, al termine di una rissa scoppiata per motivi banali. Costagliola è stato condannato a 20 anni di reclusione mentre a 23 anni è stato invece condannato Salvatore I., detto Tore ‘o maligno”, minorenne all’epoca dei fatti, che si è autoaccusato di essere l’esecutore materiale dell’omicidio.
“Sì, va bene, sono stato io. Ammetto la mia responsabilità, sono stato io a ucciderlo”. Così in aula il minorenne conosciuto da tutti nei vicoli di Forcella come Tore ‘o maligno e legato alla “Paranza dei Bimbi”, aveva ammesso in aula le proprie responsabilità in merito all’omicidio di Maurizio Lutricuso- Il ragazzo era stato ucciso perché aveva osato schiaffeggiare Tore ‘o maligno all’interno della discoteca dopo che questi con toni guappeschi gli aveva chiesto una sigaretta.
Il ragazzo legato in maniera particolare al defunto boss Pasquale Sibillo poi si vantò al telefono del suo gesto.”L’ho sciattato, l’ho ucciso, dici la verità Giuliano, ti è piaciuto? Sette botte. Ma davvero stai facendo? Quello è venuto sotto a me , ha chiavato un pacchero, è partito direttamente con il pacchero è partito. Gugliè, l’ho sfondato, trasc, bunget, poi mi ha pigliato il compagno e mi ha alzato per aria”.
Cosi il killer parlava con il suo sodale ignorando di essere intercettato. Il finale si commenta da solo: “Ma che me ne fotte di questa storia, odiniamo due saltimbocca…” . Ma ora le confessioni di Vincenzo Amirante aprono una nuova pista.
(nella foto da sinistra il boss pentito Vincenzo Amirante, Vincenzo Costagliola e la vittima Maurizio Lutricuso)
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