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Camorra, 30 anni di carcere per il ras Antonio Scognamillo ‘o parente

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Trenta a anni di carcere per l’ex ras di Soccavo, Antonio Scognamillo, detto tonino ‘o parente,  uomo di fiducia del boss Ciro Grimaldi ‘o settirò. Una condanna pesante arrivata ieri pomeriggio nel corso del processo che si è svolto con rito abbreviato.
Nessuno sconto di pena nonostante Scognamillo abbia cercato, inutilmente, di ammettere le responsabilità in aula, per evitare una condanna pesante. Che invece è arrivata.
Il ras è accusato di aver fatto parte del commando che il 17 settembre del 2001 torturò e uccise il il giovane Francesco Esposito, il cui cadavere fu trovato in un auto a Fuorigrotta.
Francesco Esposito era un affiliato al gruppo Grimaldi e  fu “venduto” ai Marfella di Pianura per evitare una strage.
Nell’inchiesta figurano anche i ras del rione Traiano Salvatore Perrella e Ciro Bernardo. C’era anche Diego Basso (l’unico finito in carcere) e che prima aveva deciso di pentirsi poi fece marcia indietro e il 26 ottobre scorso si suicidò in carcere dopo aver scritto delle drammatiche lettere di scuse alla sua famiglia.
Francesco Esposito fu ucciso perché aveva fatto un’estorsione fuori zona e i pentiti Luigi Pesce e Giovanni Romano, hanno spiegato agli investigatori che “Esposito fu riconosciuto mentre faceva l’estorsione e si venne a sapere che quelli di Pianura aveva chiesto il pizzo nella zona di pertinenza di altri clan”.
Un affronto che andava lavato con il sangue, con una punizione esemplare, addirittura con una faida di camorra. Era questo l’intento dei boss di Soccavo e del rione Traiano, che racconta il pentito, fecero una serie di summit, di incontri serrati, per stabilire se i clan di Pianura andassero puniti o meno.
“Così si decise di incontrarsi tutti assieme”, dice ancora il pentito Pesce. Quando ci fu l’incontro Esposito fu “venduto” ai nemici. Per evitare che potesse scatenarsi una faida tra la Nuova Mafia Flegrea e i Marfella di Pianura si disse “che Esposito aveva agito autonomamente” e così poteva tranquillamente essere ammazzato.
Nel giro di pochi giorni la trappola e a raccontarlo questa volta è Romano che dice di aver saputo proprio da Pesce della fine di Esposito. Fu mandato al rione Traiano con la scusa che bisognava caricare della droga da portare a Pianura, arrivato sotto i porticati dove c’è un barbiere fu caricato una un’auto e poco dopo ammazzato.
Secondo i pentiti ad ordinare questo delitto fu tutto il quartier generale di Fuorigrotta e del rione Traiano.
L’altro killer del ragazzo invece, Gaetano Lazzaro del rione Traiano invece da ieir pomeriggio è tornato in libertà per le sue gravi condizioni di salute. Era agli arresti domiciliari. Il processo a suo carico è stato rinviato a fine anno.

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Articolo pubblicato il giorno 18 Ottobre 2017 - 09:16

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