Le autorità lo hanno definito un ‘lupo solitario’, il fratello lo ha descritto come una persona senza affiliazioni politiche o religiose, senza esperienze militari alle spalle; l’Isis ne ha rivendicato le azioni, definendolo un suo “soldato”, convertitosi all’Islam “mesi fa”. Quello che si sa, è che Stephen Craig Paddock, un uomo bianco di 64 anni, senza precedenti penali, originario di Mesquite, una tranquilla cittadina del Nevada, aveva preso una stanza al 32esimo piano del Mandalay Bay Resort and Casino di Las Vegas il 28 settembre e che, la scorsa notte, intorno alle 22:08, ha cominciato a sparare dalle finestre sugli oltre 22.000 spettatori di un festival di musica country, uccidendo almeno 58 persone e ferendone oltre cinquecento. Quando le forze speciali hanno fatto irruzione nella stanza di Paddock, l’uomo si era già suicidato, secondo il resoconto fornito dallo sceriffo Joseph Lombardo, più volte intervenuto in conferenza stampa, in queste ore, per provare a fare chiarezza sulla strage più sanguinosa nella storia moderna degli Stati Uniti commessa con armi da fuoco. Nella stanza, la polizia ha trovato una decina di armi, che Paddock aveva potuto introdurre senza difficoltà nell’albergo, in assenza di metal detector e in presenza di leggi molto permissive sulle armi, visto che in Nevada non è necessario ottenere un permesso per acquistare e detenere pistole o fucili, che si possono portare in giro senza permessi e che per possedere le armi d’assalto a fuoco automatico, per cui si può comprare un numero illimitato di proiettili, basta registrarle.
Paddock avrebbe usato un’arma automatica di grosso calibro, una di quelle proibite nel 1994 dal Federal Assault Weapons Ban, un divieto che il Congresso ha lasciato scadere nel 2004, anno in cui sono tornate a essere legali; non sono bastate altre stragi, come quella in una scuola elementare di Newtown, in Connecticut, nel 2012, a convincere i parlamentari ad agire. Proprio la mamma di una delle vittime della sparatoria nella scuola elementare Sandy Hook, in cui sono morti 20 bambini, ha risposto con 18 tweet alla sparatoria, per cui ha incolpato il Congresso. Allo stesso tempo, Nelba Márquez-Greene ha scritto che è sbagliato incolpare Trump: “Per favore, Newtown è successo molto prima che Trump fosse eletto. Abbiamo bisogno di una legge sensata sulle armi, subito”. Trump, in mattinata, ha rilasciato una breve dichiarazione dalla Casa Bianca, durante la quale ha definito l’attentato “un atto di puro male”. “Mercoledì visiterò Las Vegas per parlare con i parenti delle vittime e con le autorità. In situazioni come quella di Las Vegas – ha detto – gli americani si uniscono”. Nessun riferimento, nel suo discorso, all’Isis o alle armi.
Hillary Clinton, nel frattempo, è tornata a fare pressioni contro la Nra, la lobby delle armi. La candidata democratica alle ultime presidenziali ha scritto su Twitter: “La folla è scappata al suono dei colpi di arma da fuoco. Immaginate [il numero delle] morti se il killer avesse avuto un silenziatore, che la Nra vuole sia più facile da ottenere”. Per l’ex segretario di Stato, “il nostro lutto non è sufficiente. Possiamo e dobbiamo mettere la politica da parte, prendere posizione contro la Nra e lavorare insieme per impedire che quanto successo si ripeta di nuovo”. L’ex presidente Barack Obama, che ha provato inutilmente a far approvare nuove restrizioni sull’acquisto di armi, ha scritto, sempre su Twitter: “Io e Michelle stiamo pregando per le vittime di Las Vegas. I nostri pensieri sono con le famiglie e chiunque stia attraversando questa tragedia senza senso”. Una tragedia su cui, come sempre, l’Isis ha provato a mettere il cappello: “È uno dei nostri soldati, si era convertito all’Islam mesi fa”, ha rivendicato attraverso Amaq, la sua agenzia di stampa. Per le autorità, però, Paddock era un “lupo solitario”, “senza legami con i gruppi terroristici internazionali”. Era un “tipo normale. Qualcosa deve essere successo, ha perso la testa. Non c’erano assolutamente segnali che potesse fare una cosa del genere. Siamo sbalorditi” ha commentato in tv il fratello Eric. La donna che in un primo momento era ricercata, Marilou Danley, la presunta compagna dell’assassino, non ha invece ricoperto alcun ruolo nella strage e si trova attualmente all’estero.
Articolo pubblicato il giorno 2 Ottobre 2017 - 18:45