La via Emilia e Lotito. In mezzo la Salernitana, Bollini (che è di casa da quelle parti) e il cammino granata. Il giorno dopo il pari al Tardini di Parma è ben diverso dal day-after del ko di Carpi. E non solo per i risultati. Eppure ci sono solo appena 20 giorni tra le due trasferte dei granata in Emilia. Al Cabassi di Carpi, la Salernitana ha subito l’unica sconfitta patita finora in B. Al Tardini, venerdì scorso, Schiavi e compagni sono riusciti a recuperare il doppio svantaggio contro una squadra candidata al salto di categoria. Ironia della sorte sia a Carpi, sia a Parma, Mattia Sprocati è stato impiegato da Bollini soltanto nel secondo tempo. Con risultati diversi. Ma soprattutto con una mentalità diversa mostrata dalla squadra e suggerita da Claudio Lotito. A Carpi, la Salernitana non riuscì a recuperare il gol (vittoria) di Malcore e il co-patron andò su tutte le furie per lo schieramento adottato da Bollini e per l’impiego di alcuni uomini fuori ruolo. Da allora, il trainer granata ha cambiato registro, si è adeguato alla ragion di stato, fino a tornare in parte sui suoi passi. Lotito invece, resta sulle sue posizioni, crede nella forza del gruppo anche se stavolta appare più propenso a dare tempo e fiducia alla sua creatura. Oggi come allora l’imperatore Claudio torna a parlare della sua Salernitana. I toni sono più pacati, un tantino meno perentori, ma il pensiero è tutto sommato lo stesso, compreso anche i messaggi stavolta meno da ultimatum rivolti alla guida tecnica. «Mi è piaciuta la reazione che ha avuto la squadra commenta al cellulare il co-patron di Salernitana e Lazio Sono certo che appena i giocatori prenderanno coscienza dei propri mezzi si potrà soltanto migliorare». L’esordio soft riserva comunque un messaggio forte alla conduzione tecnica. «Questa è una squadra che può competere alla pari con tutti». Una pausa e arriva la stoccata. «Bisogna soltanto metterla in campo in modo tale che possa esprimersi al massimo». Quando si chiede al patron di chiarire il concetto, Lotito prima parte in quarta per poi frenare bruscamente. «Nel secondo tempo bisognava tenere un’altra punta, provando a sfruttare la doppia superiorità numerica in undici contro nove. Piano, piano però. Un passo alla volta. Sono cose che devono essere metabolizzate».
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