La guerra delle mozzarelle tra Campania e Puglia, innescata dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale del riconoscimento della Dop per la treccia di Gioia del Colle, durerà almeno i 30 giorni scattati dal 28 agosto scorso, data in cui è stato reso noto il parere del ministero delle Politiche Agricole e Forestali. E’ tale infatti il lasso di tempo previsto dalla norma perché ci si possa opporre in maniera documentata alla registrazione della nuova Dop. Trascorso questo termine, la proposta viene notificata e registrata dagli organismi comunitari. Il nodo di questa contesa è il simbolo europeo della Dop che comparirà sia sulla mozzarella di bufala campana tutelata, prodotta solo con latte di bufala, e la specialità’ con latte vaccino della Murgia. Regione Campania e Consorzio per la tutela della Mozzarella di bufala campana Dop, intenzionati a evitare che ciò avvenga anche ricorrendo alla carta bollata, chiedono un incontro con il ministero per dirimere la questione. “Al di la dei ricorsi e delle soluzioni giuridiche, quello che noi auspichiamo, è un confronto tra la Regione Campania, la Regione Puglia, territorio interessato anche alla nostra Dop con una parte della provincia di Foggia, e il ministero per trovare una soluzione condivisa che non scateni guerre e non crei confusione tra i consumatori”, dice il presidente del Consorzio, Domenico Raimondo.
L’assessore regionale pugliese all’Agricoltura, Leonardo Di Gioia, non crede che “si possa prefigurare chissà quale danno a un settore importante quale è quello campano”. “Noi difenderemo e tuteleremo le scelte dei produttori pugliesi, ma più che l’idea di fare una guerra, dobbiamo insieme aggredire mercati, cogliere opportunità per tutti”, dice. Il Consorzio però, ha chiesto un accesso agli atti per capire come mai e quando dal 2011 ad oggi la richiesta di protezione per quello che era un marchio collettivo Treccia della Murgia e dei Trulli, sia diventata per la Mozzarella di Gioia del Colle. Il nome mozzarella infatti, che non può essere dichiarato giuridicamente utilizzabile in esclusiva, insieme a un marchio riconosciuto come quello europeo della Dop può generare in chi compra, magari un po’ con fretta o magari senza essere capillarmente informato, l’impressione che anche a Gioia del Colle ci siano mozzarelle di bufala. Del resto, in Puglia, nel Foggiano, c’è un caseificio che aderisce al Dop campano. In ballo c’è una partita economica non piccola. Il Consorzio campano infatti ha chiuso il 2016 con 44.270 tonnellate prodotte e vendute, +7% rispetto al 2015, e prevede di chiudere il 2017 con un +8/9%. In due anni, dunque, ha avuto un incremento del 15%, l’unico prodotto agroalimentare che ha visto una crescita anche in piena crisi. E la mozzarella di bufala affascina sempre di più i mercati esteri, che nel 2016 hanno assorbito il 32% della produzione totale, facendo segnare +10% rispetto all’anno precedente, per finire sulle tavole principalmente di francesi, tedeschi e britannici. Un mercato che vale circa 500 milioni di euro. Numeri che certo trecce e nodini pugliesi non conoscono. La trattativa con il ministero e’ iniziata nel 2011, ma solo nel 2015 e’ diventata stringente; e’ in quell’anno che la prima bozza del disciplinare di produzione, indispensabile per ogni richiesta di Dop, subisce qualche rimaneggiamento, e compare il nome mozzarella, diverse forme (articolo 2, sferoidale, di nodo e di treccia, recita quello edito dalla Gazzetta) compresa quella tipica della mozzatura cioè la sferoidale e dimensioni analoghe alla mozzarella di bufala (dai 50 ai mille grammi).
Siamo ben lontani dai tempi in cui l’allora sindaco di Gioia del Colle, Poero Longo, presentando l’iniziativa, diceva: “Si è puntato alla treccia perche’ mozzarella non avrebbe mai ricevuto la Dop, in quanto il termine e’ usato in Campania per quella di bufala”. E mentre in Campania c’e’ chi deposita un ordine del giorno in Consiglio regionale (i consiglieri Enzo Maraio del Partito socialista, Giovanni Zannini di Scelta civica e Francesco Emilio Borrelli dei Davvero Verdi), chi non si fida dell’impegno alla tutela del presidente della Giunta Vincenzo De Luca (“carta straccia”, lo definiscono i consiglieri di Forza Italia) e chi chiede che non ci sia “nessun braccio di ferro con Gioia del Colle (il consigliere Michele Cammarano, M5S), nascono anche petizioni on line per salvaguardare ‘l’oro bianco’ bufalino. “Si è creata una autoconcorrenza verso il basso – spiega Paolo Russo, deputato di Forza Italia, nella scorsa legislatura presidente della Commissione Agricoltura – la concessione di questa Dop permette alla grande distribuzione di pagare meno i produttori campani. Certamente va valorizzata la treccia pugliese e bisogna costruire un Dop per loro, perché devono ampliare l’offerta italiana, non generare una confusione”. La strada c’è, e la offre la normativa sulle Dop. Dimostrare che “la registrazione del nome proposto danneggia l’esistenza di un nome omonimo o parzialmente omonimo o di un marchio o di prodotti che si trovano legalmente sul mercato da almeno 5 anni prima della data di pubblicazione” del parere favorevole del ministero in Gazzetta.
Articolo pubblicato il giorno 1 Settembre 2017 - 19:20