Il violento terremoto del 23 novembre 1980, sconvolge gran parte del Sud Italia con quasi tremila vittime e duecentottanta mila sfollati. A essere colpito anche Pagani, un paese nel salernitano, dove è sindaco l’avvocato Marcello Torre. Torre è in mezzo alla gente la notte della scossa, a coordinare i primi soccorsi, e sarà in prima linea per i giorni successivi al sisma. Si opporrà fermamente alle infiltrazioni criminali negli appalti per la ricostruzione e il suo impegno civile contro la criminalità organizzata gli costerà caro: sarà ucciso l’11 dicembre 1980, neanche un mese dopo il terremoto, da uomini legati a Raffaele Cutolo. Una vicenda ricostruita dal doc “Seduto su una polveriera. Storia di Marcello Torre”, di Alessandro Chiappetta, con regia di Alessandra Bruno, in onda martedì 5 settembre alle 21.40 su Rai Storia, per il ciclo “Diario Civile”, con un’introduzione del procuratore nazionale Antimafia, Franco Roberti. Il torto di Marcello Torre era quello di non voler “gonfiare” le cifre dei senzatetto impedendo di fatto l’arrivo di cospicui finanziamenti alle imprese. “Non siamo l’Africa – diceva – abbiamo bisogno di tecnici per far rientrare i cittadini delle case, non di soldi e beni di prima necessità”. Torre era un avvocato conosciuto e apprezzato, che difendeva anche boss della camorra invisi a Cutolo e questo suo incarico ha portato gli inquirenti, per lungo tempo, su una strada sbagliata, pensando a un delitto di stampo camorristico. Invece, come i processi hanno dimostrato, Torre fu ucciso per il suo impegno contro la camorra e il malaffare politico che gravitava attorno ai clan salernitani e napoletani.- Il sindaco aveva più volte fatto capire di essere in pericolo per aver annunciato appena eletto che avrebbe governato in modo indipendente, senza lasciare entrare in Comune affaristi e uomini legati ai clan. “Sono seduto su una polveriera”, disse in più di una occasione. A ricordare la sua figura e il suo percorso di avvocato, di sindaco e di uomo, la figlia Annamaria, lo storico Isaia Sales, suo amico e avversario politico sulla scena di Pagani, lo storico Marcello Ravveduto, i giornalisti Rocco Di Blasi, Fabrizio Feo e Luigi Di Fiore. Nell’introduzione del documentario il procuratore nazionale Antimafia, Franco Roberti, che ha sempre sostenuto che l’omicidio di Marcello Torre è un delitto politico: “L’azione e l’opera di Marcello – ha affermato in occasione di una cerimonia in ricordo di Torre, nel 2015 – ci impongono di continuare a sperare di poter verificare la fondatezza o meno dell’ipotesi di una pista politica per questo omicidio”.
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