Gli agenti del Commissariato di Polizia di Pozzuoli stanno ricostruendo la dinamica dell’incidente avvenuto all’ interno della Solfatara nel quale sono morti tre turisti torinesi, padre, madre e figlio. Nel frattempo l’area è stata interdetta per consentire agli investigatori lo svolgimento delle indagini. Nell’area vulcanica, chiusa ai visitatori, i poliziotti stanno raccogliendo elementi utili. L’ unico sopravvissuto della famiglia, un bambino di 7 anni, e’ stato affidato temporaneamente agli assistenti sociali del Comune di Pozzuoli, che lo seguono insieme ad una psicologa. Da Torino, sono attesi nel pomeriggio i nonni del bimbo. Il Comune di Pozzuoli si sta adoperando per facilitare l’arrivo dei familiari del sopravvissuto. L’ area vulcanica della Solfatara e’ proprieta’ di privati, ed e’ gestita dalla “Vulcano Solfatara srl”. L’ area, che ha una forma ellittica, ha un perimetro di 2 chilometri e 300 metri. Il punto piu’ alto, Monte Olibano e’ situato a 199 metri di altezza, il fondo del cratere e’ a 92 metri sopra il livello del mare. Nell’ area sorge anche un Camping. Aperta tutto l’ anno, l’ area vulcanica ospita anche visite serali. Cartelli, indicazioni di pericolo e steccati in legno per delimitare le zone ‘turistiche’ da quelle a rischio. Sono strutturati cosi’ i percorsi all’interno della Solfatara di Pozzuoli, probabilmente l’unico caso al mondo di area vulcanica attiva di proprieta’ di un privato. Nella Solfatara si accede, dopo aver pagato il biglietto di ingresso, ad un tracciato che e’ possibile percorrere con l’ausilio di guide, a pagamento, oppure da soli, seguendo le indicazioni e i cartelli. I tre turisti morti all’interno della Solfatara di Pozzuoli abitavano a Meolo, nel veneziano. Si tratta di Tiziana Zaramella, 42 anni, originaria del torinese, del marito Massimiliano Carrer, 45 anni, e del loro figlio Lorenzo, 11 anni. La donna lavorava per la Triveneta Sicurezza all’interno dell’aeroporto Marco Polo di Tessera.
“Sono qui da quarant’anni e un incidente del genere non e’ mai accaduto”. A parlare e’ Armando Guerriero, titolare dell’omonimo bar che dal 1931 sorge a poca distanza dall’ingresso della Solfatara dove oggi hanno perso la vita tre persone. Guerriero riferisce che poco dopo la tragedia il piccolo, l’unico sopravvissuto della famiglia, e’ stato portato all’interno del suo bar. “Abbiamo cercato di tranquillizzarlo, ovviamente era molto scosso”, aggiunge Guerriero. “Di continuo ci ha chiesto dei suoi familiari”, prosegue il titolare del bar.
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