Dal 2015, almeno secondo l’ipotesi che ha spinto la Procura di Napoli a indagare in materia di mala gestione di soldi pubblici, giovani volontari venivano reclutati e inseriti nei progetti del servizio civile. Usati come prestanome per sbloccare finanziamenti europei. Un affare costruito a tavolino per dirottare i quattrocento euro mensili che lo Stato riserva a chi svolge servizio civile a una organizzazione accreditata presso la Regione Campania. In pratica accadeva che il giovane prestava la propria identità, girando le quattrocento euro alla associazione, in cambio riceveva un bonus di ottanta euro mensili che gli venivano restituiti sempre dalla onlus di riferimento. Nei giorni scorsi la Guardia di Finanza ha effettuato un blitz. L’accusa mossa dal pm Raffaello Falcone, in un’inchiesta che vede al momento sette indagati, è quella della truffa. Sotto accusa l’associazione di volontariato “Feder Mediterraneo”, legalmente rappresentata da Giovanni Oriani e accreditata dal 2014 all’Albo della Regione Campania per la presentazione dei progetti di servizio civile nazionale. Secondo l’ipotesi investigativa la “Feder Mediterraneo” viene indicata come il soggetto che si è sostituito nelle attività illegali condotte anni fa dalla associazione “Un’ala di riserva”, cancellata dal dipartimento della gioventù e del servizio civile nazionale, in seguito all’arresto del suo presidente Alfonso De Martino. Oltre a Oriani, finiscono sotto indagine anche Alfonso De Martino e altri presunti soci in affari tra cui suo fratello Paolo De Martino; Vittorio Colurci, indicato come reclutatore di giovani da inserire nelle liste del servizio civile; Tiziana Dente, Aniello Pirozzi e Raffaele Savarese. Dalle indagini è emerso che i volontari assegnati alla realizzazione del progetto denominato Sos cultura Vallo di Diano 2010, sono stati impiegati per finalità difformi rispetto a quelle previste dal progetto.
Articolo pubblicato il giorno 14 Settembre 2017 - 10:13