Una lite all’ interno del seggio elettorale finisce in tribunale. I protagonisti sono un agente di polizia penitenziaria e Fulvio Bonavitacola Vice Presidente della Regione Campania e all’ epoca dei fatti Parlamentare. L’agente, in servizio di vigilanza elettorale, ostacolò Bonavitacola all’ interno della sezione: “come si permette di entrare nel seggio?” L’allora parlamentare democratico non digerì quella espressione e ribadì il ruolo istituzionale e di controllo che possono assumere i Parlamentari. L’agente dal canto suo, invece, si sentì offeso e lo ha querelato. Il Giudice per le indagini preliminari ha accolto l’istanza ed ha rinviato a giudizio il politico. Ieri si è tenuta la prima udienza, il processo, però, rischia di diventare un caso giurisprudenziale. L’avvocato di Bonavitacola si è appellato all’ articolo 68 comma 1 della Costituzione: “I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni”. In quella circostanza il politico aveva anche poteri di controllo e vigilanza. Infatti il parlamentare democratico era andato al seggio in veste di ispettore perchè si erano creati dei disguidi da parte di un presidente che non stava facendo votare alcuni elettori che, seppure iscritti alla sezione 140 avevano la tessera elettorale che riportava invece il numero 150. Quindi lui voleva accertarsi la realtà dei fatti e se, effettivamente come è stato poi dimostrato, la sezione 150 era stata accorpata alla 140. La prossima udienza è fissata per luglio. O ci sarà un proscioglimento immediato oppure l’invio del fascicolo alla Camera dei Deputati per accertare se l’azione contestata integri o meno “opinione espressa nell’esercizio delle sue attribuzioni”.
Articolo pubblicato il giorno 30 Settembre 2017 - 08:55