Torre Annunziata. Le mani sul porto, gli ormeggi, le società portuali, il clan Gionta ‘vampiro’ di una delle poche risorse della città: il mare e il commercio di prodotti via mare. Quattromila euro furono costrette a pagare due note e storiche imprese napoletane attive nel settore dello sbarco e della movimentazione di prodotti petroliferi e cereali che hanno depositi nell’area portuale di Torre Annunziata. Vessati dagli uomini di Luigi Della Grotta e Vincenzo Amoruso i responsabili delle due ditte furono costretti a cedere alle pressioni. Ed è proprio da questi due episodi che prese piede l’inchiesta che ieri ha portato ai 12 fermi, quelli dei nuovi capi del clan Gionta. A raccontare quelle estorsioni nell’area portuale un collaboratore di giustizia, quasi sconosciuto, che lavorava nel settore ed aveva avuto una conoscenza diretta delle pressioni della cosca dei Valentini sulle ditte che lavoravano nello scalo. Quel collaboratore di giustizia a nome di Alberto Panico nei primi mesi del 2016 rese le prime dichiarazioni su questo fenomeno all’antimafia di Napoli. Una delle ultime estorsioni consumate in questo settore sono state registrate nel giugno scorso quando due dipendenti delle imprese vessate consegnarono 4000 euro a Leonardo Amoruso, nella sua pescheria. Quei soldi servirono a fare le ‘buste’ agli affiliati detenuti e liberi che Della Grotta e Vincenzo Amoruso avevano sul loro libro paga.
Ma il mare già tristemente flagellato dall’inquinamento, quel mare tanto caro ai torresi e che sembra essere fenomeno di rinascita negli ultimi anni, è stato anche l’affare sul quale puntare da parte del clan. Nel mirino anche una ditta di ormeggio barche che ha gestito fino a questa estate gli attracchi nel porto di Torre Annunziata. Anche questo imprenditore è stato costretto a pagare. Il diktat ‘O un forfait di 3500 euro al mese, oppure 50 euro per ogni barca ormeggiata’. Questa l’imposizione degli affiliati che avevano assunto di nuovo il controllo della città e della sua economia. Anche in questo caso bisognava pagare e subito, secondo quanto accertato dai carabinieri del Gruppo di Torre Annunziata, nell’ambito dell’indagine sul ricostituito clan Gionta. Ma, come dalle grinfie di Della Grotta e Amoruso non sfuggivano neppure i funerali, così i due avevano individuato imprese sane, eccellenze nel proprio settore da sottoporre a estorsione. Nelle grinfie del clan Gionta, allora, sono caduti i titolari di notissimi negozi di abbigliamento, ristoranti, pasticcerie, imprese artigiane, ma anche una ditta operante nel settore del calcestruzzo che a Torre ha la sua base operativa e logistica. Tutto ciò che creava un giro di danaro, imprese floride, venivano messe nella morsa del racket. A finire nel mirino della cosca, addirittura una clinica medica. In quest’ultimo caso, però, la richiesta estorsiva non è andata in porto per il fermo ‘no’ del titolare.
Rosaria Federico
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