Il Comando generale dell’Arma dei carabinieri valutera’ il contenuto delle parole attribuite al colonnello Sergio De Caprio – ‘il capitano Ultimo’ all’epoca delle inchieste che portarono alla cattura di Toto’ Riina – in merito alla vicenda Consip. Dagli stessi ambienti dell’Arma si apprende inoltre che ci si allinea alle parole dette oggi dal ministro della Difesa Roberta Pinotti, a margine di un evento a Genova, a commento proprio delle parole del colonnello. “Dichiarazioni – ha detto Pinotti – non da attribuire all’Arma dei Carabinieri che ha sempre e continua a dimostrare grande fedelta’ a quello che e’ il proprio ruolo”.
Secondo quanto attribuitogli e che ora sara’ oggetto della valutazione interna del Comando generale dell’Arma, l’ufficiale avrebbe parlato di linciaggio mediatico che organi di disinformazione legati a lobby, con obiettivo sfruttare il Paese, stanno conducendo nei suoi confronti. De Caprio ha anche respinto l’accusa di aver indagato oltre i fatti che riguardavano le sole persone oggette di indagini disposte dall’autorita’ giudiziaria. De Caprio, nelle dichiarazioni a lui attribuite, nega anche di aver forzato – come invece riportato oggi da alcuni organi di informazione – il magistrato che indagava sulla vicenda Consip a compiere atti illegali, sostenendo invece di aver sempre condotto con lealta’ le indagini ordinate a lui e agli altri investigatori. L’ufficiale dei carabinieri ha quindi negato di aver mai parlato dell’allora premier Renzi con il magistrato o con altri.
E’ un “tentativo eversivo”, un “complotto”, quello che emerge tra le pieghe dell’inchiesta Consip. Il Pd rilancia a gran voce la pesantissima accusa, dopo la pubblicazione della testimonianza resa al Csm dalla pm di Modena Lucia Musti. Nel 2015, riferisce la procuratrice, il capitano del Noe Gianpaolo Scafarto e il colonnello Sergio Di Caprio (il capitano Ultimo) le prospettarono la possibilita’ di “far esplodere una bomba” giudiziaria per “arrivare a Matteo Renzi“. La pistola fumante, secondo i Dem, di un tentativo di incastrare l’ex premier, anche attraverso l’indagine sul padre. “Pretendo la verita’ – commenta Renzi – Hanno provato a colpire me ma verra’ colpito chi ha tradito il senso dello Stato”. E’ l’alba, raccontano parlamentari Dem, quando il segretario del Pd legge sui giornali le nuove rivelazioni che sembrano avvalorare la tesi secondo cui Consip fosse uno “scandalo” costruito per colpirlo. E fin dal primo mattino i dirigenti Dem intervengono per denunciare quanto grave sia quel che emerge. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando, per non sovrapporsi al lavoro della magistratura, tace, cosi’ come il premier Gentiloni. Ma il ministro Dario Franceschini, che mette da parte rapporti non proprio distesi con il segretario per scandire: “Una cosa e’ il dibattito interno o esterno al Pd, una cosa gli attacchi a Renzi, ma questo e’ un fatto di una gravita’ istituzionale enorme: azioni e parole di chiarezza e solidarieta’ dovrebbero arrivare da tutti”, dichiara. Dai contorni della vicenda, rincara la dose il capogruppo Pd al Senato Luigi Zanda, emergono i tratti di quella che “un tempo sarebbe stata definita eversione, se non di peggio”. Il quotidiano di partito Democratica apre con un titolo inequivocabile: “Il complotto”. Serve chiarezza subito, scrivono, “alla vigilia di una stagione elettorale decisiva”. Ecco i fatti. La pm di Modena riferisce un colloquio relativo all’inchiesta del 2015 sugli affari della coop Cpl Concordia. E al Csm descrive come “esagitati” i due Carabinieri che, sostiene, le si rivolsero indicando come possibile bersaglio grosso Matteo Renzi. Scafarto, che e’ gia’ indagato per falso nell’indagine sul caso Consip che coinvolge Tiziano Renzi, tace. Di Caprio si difende e contrattacca: “Non ho mai svolto indagini per motivi politici e mai citato Renzi. E’ linciaggio mediatico”. Ma le parole del capitano Ultimo (fu lui ad arrestare Toto’ Riina), che aprono uno scontro tra il colonnello dei Carabinieri e la procuratrice di Modena, indignano ancor di piu’ i Dem. E spingono il ministro della Difesa Roberta Pinotti a intervenire, chiedendo all’Arma, che “ha sempre dimostrato grande fedelta’ al proprio ruolo”, a “valutarne l’opportunita'”. Renzi da Milano si rifiuta di parlare di “complotto” e dichiara “stima” per i Carabinieri, i Servizi segreti, la magistratura e le istituzioni tutte. Ma ricorda il dolore personale della sua famiglia per l’inchiesta Consip (oggi il padre Tiziano sceglie di tacere, come il ministro Luca Lotti). E dichiara: “Quei politici che volevano usare Consip per gettarmi fango addosso, vedranno quel fango ritorcersi contro di loro. C’e’ un giudice a Roma” che indaga sull’intera vicenda “e ci fidiamo: sono tranquillo, la verita’ arrivera'”, aggiunge il leader Pd, che invoca giustizia. E, mentre dichiara fiducia nei magistrati, dice no a una politica “subalterna” delle inchieste. I renziani ora confidano che la prossima campagna elettorale inizi libera dalle scorie di Consip. Percio’ rilanciano l’offensiva anche in Parlamento. Michele Anzaldi presenta un’interrogazione per chiedere ai ministri dell’Interno e della Difesa se non reputino di dover intraprendere iniziative per verificare se i Carabinieri abbiano “tramato” contro le istituzioni. Il deputato David Ermini domanda se ci siano “mandanti” dietro la vicenda. E anche Mdp, con Gianni Melilla, denuncia: “Sembra di tornare alle vecchie stagioni in cui si tramava contro lo Stato. “Va chiarito tutto e al piu’ presto”.
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