Carcere minorile di Airola. Un laboratorio di scrittura d’autore e di formazione per tecnico del suono. Quattro mesi. Quattro giovani detenuti. Raiz e Lucariello. Queste le premesse, questo il contesto, questi i protagonisti di un lavoro che induce inevitabilmente alla riflessione, che coinvolge ed emoziona. Quattro minuti e ventisei secondi di trasposizione durante i quali i sentimenti si mischiano e si sovrappongono: si spera e si soffre, si ride con un “fratello” e si guarda oltre, fuori, insieme a loro. “Puorteme là fore” è il titolo del brano scritto da quattro ragazzi detenuti nel carcere sannita. E’ interpretato da Raiz, la cui calda e potente voce fa “scorrere ‘o sang’ dint’e vene e ll’uommene e ‘sta terra” e da Luca Caiazzo, per tutti Lucariello, il rapper dell’impegno sociale che utilizza la sua arte contro tutte le mafie, preciso ed espressivo come solo chi dà alla parola un peso specifico può essere.
A supporto del pezzo il videoclip di Johnny Dama (videomaker e produttore musical), i cui protagonisti sono proprio il frontman degli Almamegretta e il rapper napoletano, dietro le sbarre di una cella tra i ragazzi a cui è stato oscurato il volto. Il pezzo parla di tutto e racconta di amori, di figli, di abbandoni, di chi trova nel compagno di cella un fratello. Racconta di sofferenza ma anche di speranza per “una vita chiusa che abbrucia”. Il susseguirsi delle strofe, inframezzate dal tema principale, melodico, cantato da Raiz come una preghiera laica, come una speranza di riscatto in musica e versi, con lo sguardo oltre quelle sbarre – “Aiutame a durmì e scitame dimane/ famme nu regalo/ piglia ‘stu core e puortal’ luntano” – è il susseguirsi di stati d’animo, riflessioni, valutazioni, desideri, punti di vista diversi che partono da storie e percorsi diversi, come diversi sono i reati e le pene. Pensieri appuntati e messi insieme attraverso la scrittura collettiva: un ottimo strumento, una terapia dell’anima e della mente che aiuta i ragazzi a uscire dai loro trip mentali, “complicati e sofferti” come lo stesso Lucariello li descrive, “stimolando a ragionare sul significato delle parole”. Storie diverse dicevamo, che hanno però in comune uno stile di vita imposto e uguale per tutti che si chiama reclusione. “Aiutame a durmì si over me vuo’ bene / Spiezz’ ‘sti catene, piglia ‘stu core e puortame là fore”, un dolce grido d’amore, una elevazione di se stessi oltre la condanna. Ragazzini diventati troppo presto grandi con cicatrici come solchi sul cuore per una vita compromessa da ricostruire. Una mamma, una fidanzata, un figlio – “Cu chistu bene sfunnamm’ pure ‘o fridd ‘e ‘sti mure”. Là fuori, la libertà.
“Pourtame là fore” è il risultato dei laboratori “Le ali dei Leali”, organizzati da the “CO2 crisis opportunity onlus” nell’ambito del progetto “Il palcoscenico della legalità”. Luca Caiazzo ha seguito i giovani detenuti per tutta la durata del corso di scrittura d’autore e di formazione per tecnico del suono.
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