Torre Annunziata. Ieri si è difeso Gianluca Arcopinto, organizzatore generale della prima serie di Gomorra, finito a processo insieme a Gennaro Aquino con l’accusa di favoreggiamento personale alla famiglia Gallo. I Gallo, camorristi del parco Penniniello di Torre Annunziata avevano imposto il pizzo alla Cattleya, la casa cinematografica che ha prodotto la fiction.
Ieri si è sottoposto all’ esame rispondendo alle domande dei legali e del pm Benincasa dinanzi al giudice monocratico Gabriella Ambrosino.
Dopo mesi di ricerche l’abitazione del boss Francesco Gallo divenne “Casa Savastano”, la residenza del capoclan Pietro della fiction. Nel febbraio 2013 arrivò la stipula del contratto e versato un acconto ai Gallo e subito partirono i lavori. Dopo due mesi, però, nacque un problema. Gallo fu arrestato per associazione mafiosa e traffico di droga. La produzione andò in crisi, non sapendo se effettuare lì le riprese o partire con una nuova ricerca. Intervenne A.D. della Cattleya Giovanni Stabilini il quale decise di andare avanti. Tutti coloro che avevano rapporti con l’azienda produttrice risultano condannati: Il padre, Raffaele detto “zì Filuccio” è in cella per scontare 5 anni e 8 mesi, la madre Annunziata De Simone è stata condannata a 5 anni e 4 mesi, tutti con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Alla prossima udienza saranno ascoltati Stabilini e Riccardo Tozzi, produttore di Gomorra, indicati come testi dalla difesa di Arcopinto. Cattleya non si costituirà parte civile così come per il primo processo.
Articolo pubblicato il giorno 19 Settembre 2017 - 08:39