23 settembre 2017 : sono passati 32 anni dalla morte di Giancarlo Siani . Il giovane giornalista, corrispondente del giornale ” Il Mattino”, aveva compito 26 anni quattro giorni prima, quando fu ucciso, la sera del 23 settembre 1985, raggiunto da una raffica di proiettili partiti dalle pistole di almeno due sicari al quartiere Vomero, dove il giovane abitava. Un efferato omicidio,commissionato dalla camorra per punire Siani che aveva osato denunciare, con le sue inchieste, la collusione tra camorra e politica negli appalti sulla ricostruzione che interessarono la Campania dopo il sisma del 1980. Un elemento scomodo per i capo clan Nuvoletta, Bardellino che, collusi con esponenti della politica oplontina, sul territorio tra Torre Annunziata e Castellammare di Stabia, avevano costruito un impero grazie alla gestione e al controllo dello spaccio di droga e il contrabbando di sigarette. Articoli scomodi, quelli scritti dal giornalista, tanto da essere condannato a morte dai clan. In un dossier Siani scrisse che l’arresto del boss Valentino Gionta, fu eseguito dai carabinieri grazie a una “soffiata” partita da elementi del clan Nuvoletta i quali volevano spodestare il boss per avere maggior potere negli illeciti affari insieme ai Bardellino; la rabbia si impadronì della mente dei fratelli Angelo e Lorenzo Nuvoletta alla lettura delle accuse sollevate da Siani. I due, rischiavano di essere giudicati “infami” nell’ambiente malavitoso dove non sono ammessi, per codice d’onore della mafia, amicizie con appartenenti alle forze dell’ordine. I Nuvoletta decisero la morte del giornalista. Le indagini, condotte dalla magistratura e le rivelazioni di tre pentiti, portarono all’arresto dei mandanti dell’omicidio: i fratelli Nuvoletta e gli esecutori materiali Ciro Capuccio e Armando Del Core. Con la sentenza, emessa in fase di giudizio il 15 Aprile 1997, la Corte d’Assisi di Napoli ha condannato all’ergastolo mandanti ed esecutori. Oggi,Giancarlo Siani,vive nel ricordo del fratello Paolo e nelle tante manifestazioni che avranno luogo in Campania per non dimenticare colui che era e sarà il simbolo della lotta contro la camorra.
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