Napoli, cadavere di un pony ritrovato tra i rifiuti nelle discariche sotto al Ponte Fiat nella zona industriale. Il video
Scafati. Imponevano il pizzo attraverso ditte di pulizie: conservieri e commercianti nel mirino del clan Loreto-Ridosso. Saranno 34 gli imputati che compariranno il 25 ottobre dinanzi al Giudice per le udienze preliminari Maria Zambrano in quello che è uno dei filoni della maxi inchiesta della Dda su Scafati. A dicembre scorso il blitz ordinato dal Gip del tribunale di Salerno aveva portato all’arresto di 16 persone, tutte ritenute parte integrante del sistema del clan Loreto-Ridosso, Matrone e Cesarano di Castellammare di Stabia. Il filone d’inchiesta, nato dall’indagine su politica e camorra a Scafati che ha portato allo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazione mafiosa, riguarda 21 capi di imputazione, perlopiù episodi estorsivi e di usura, ai danni di commercianti e imprenditori. A dicembre finì in cella Roberto Cenatiempo, 31enne ritenuto il braccio deistro e factotum di Alfonso Loreto e Gennaro Ridosso per la gestione di tre imprese per la gestione di servizi. A dare una svolta all’inchiesta le dichiarazioni di Alfonso Loreto, ma in precedenza anche quelle del padre Pasquale, pentito a singhiozzo, che – nonostante fosse sotto protezione – continuava a tenere d’occhio gli affari di famiglia a Scafati, imponendo alla bisogna la sua presenza.
Tra i capi d’imputazione anche le mire del clan Loreto-Ridosso sulle sale bingo di Scafati e Pompei per la gestione del servizio di pulizia e le industrie conserviere scafatesi. Non mancano tra le accuse anche numerosi episodi di usura addebitati in particolare ai fratelli Alfonso e Giuseppe Morello, esattori del clan.
Secondo la Procura, il clan degli scafatesi avrebbe stretto alleanze anche con i Cesarano di Castellammare-Pompei e i Di Fiore di Acerra per mettere a segno diversi delitti di estorsione ai danni di imprenditori ed operatori economici non soltanto per installare i videogiochi e le slot ma anche per eseguire omicidi e tentati omicidi per affermare la propria egemonia su altri gruppi scalfatesi.
Dovranno comparire davanti al Gup Maria Zambrano del Tribunale di Salerno:
Giovanna Barchiesi, sorella di Roberto, ex consigliere comunale
Giacomo Casciello
Giuseppina Casciello
Roberto Cenatiempo
Giovanni Cesarano
Rosalia Ciatti
Gaetano Criscuolo alias “Mesopotamia”
Francesco Paolo D’Aniello
Giuseppe Iorio alias “Peppe o’killer’’
Mario Di Fiore alias ‘o cafone”
Pasquale Di Fiore alias “il figlio do’ cafone ”
Fiorentino Di Maio
Luigi Di Martino alias “Gigino o’ profeta ”
Aldo Esposito Fluido
Giovanni Vincenzo Immediato
Michele Imparato detto Massimo,
Alfonso Loreto
Pasquale Loreto
Antonio Matrone detto Michele
Francesco Matrone
Giovanni Messina
Alfonso Morello alias “o’ Balanzone”
Giuseppe Morello
Francesco Nocera alias “cecchetto”
Antonio Palma
Vincenzo Pisacane alias “Coccodè”
Giuseppe Ricco detto “Pinuccio o’foggiano”
Gennaro Ridosso
Luigi Ridosso
Romolo Ridosso
Salvatore Ridosso
Mario Sabatino
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