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Concorsi truccati, Laroma Jezzi: ”Non sono un eroe, ma rifarei tutto”. LE INTERCETTAZIONI

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“Io eroe? Sono altri gli eroi, non certo io”. Così il ricercatore anglofiorentino Philip Laroma Jezzi, che con la sua denuncia ha dato l’avvio all’inchiesta della Procura di Firenze su presunti concorsi truccati nel mondo accademico per le cattedre di diritto tributario, ha commentato la valanga di messaggi che ha ricevuto sul web. “In Italia – ha detto Laroma Jezzi intervistato da Italia7 – non c’è assuefazione a certi malcostumi. Sono contento che le persone si indignino: ci sono finanzieri che lavorano seriamente e magistrati che lavorano seriamente e che credono che anche cose comunemente accettate come il malcostume nell’università debbano essere censurate, né più né meno come altri reati il cui disvalore si capisce con più immediatezza”. “Se pensano che tutto sia truccato sbagliano, assolutamente: non è vero. Non è così e l’università è piena di persone in gamba e quella di Firenze in particolare, e l’ateneo fiorentino non ha nulla a che vedere, in quanto istituzione, con questa vicenda”, ha precisato. Infine, alla domanda se rifarebbe tutto, Laroma Jezzi ha risposto con un convinto “assolutamente, certo!”. 

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<span class="s1">“Non si puo’ non andare fino in fondo contro chi ha fatto o fa corruzione. I rettori delle universita’ coinvolte in questa indagine valutino la possibilita’ di costituirsi parte civile. Di fronte a casi di corruzione c’e’ anche un problema di reputazione e serieta’ delle stesse universita'”. Cosi’ il ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, in un’intervista a inBlu Radio, il network delle radio cattoliche italiane della Cei, in merito all’inchiesta dei concorsi truccati all’universita’ e alla proposta di Cantone d’inserire componenti esterni nelle commissioni.

“Laroma e’ un… sul piano umano, e’ uno stronzo, ma a me non me ne frega nulla”, “io distinguo i piani umani con il piano scientifico e della meritocrazia”, “Laroma come intelligenza e come laboriosita’ vale il doppio di tutti quelli che hanno fatto” il concorso “l’altra volta e vale il doppio di tutti gli aspiranti associati che oggi partecipano a questa tornata, non c’e’ dubbio”: cosi’, in una conversazione intercettata il 4 aprile 2015 nell’inchiesta di Firenze sui concorsi truccati, il professor Pasquale Russo, tra gli indagati, parlando a un membro della commissione giudicatrice del Miur, professor Adriano Di Pietro (universita’ di Bologna), arrestato ieri dalla GdF. Dalla denuncia di Jezzi Philip Laroma, che registro’ col telefonino colloqui-chiave per l’inchiesta, sono partite le indagini. In questa stessa conversazione il professor Adriano Di Pietro condivide il giudizio dell’altro luminare riguardo al ricercatore italo-inglese Philip Laroma Jezzi che il sistema di spartizione delle cattedre universitarie, aveva escluso dai concorsi a favore di altri con meno titoli di lui. “Vai a leggere i libri di Laroma non solo ma continua, vedo, a scrivere sul Corriere, sulla Rivista – proseguiva il professor Russo – Articoli anche grossi, di 40 pagine, 30 pagine, cioe’ un uomo che segue, una persona che, cioe’, non una persona che vuole soltanto arrivare a guadagnar soldi, a apparire, a comparire…”. Russo mostra di riconoscere il valore di Laroma, annota il gip Angelo Pezzuti, anche se lui stesso gli aveva spiegato i motivi per cui si sarebbe dovuto ritirare dal concorso per l’abilitazione scientifica a favore di altri. Ma Philip Laroma Jezzi registro’ i colloqui nello studio di Pasquale Russo e li porto’ alla guardia di finanza quando decise di fare denuncia.

 La commissione giudicatrice del Miur che decideva l’abilitazione alla cattedra di diritto tributario, nella primavera del 2015 si trovo’ in una fase di stallo e un commissario straniero, il professore spagnolo Carlos Maria Lopez Espadafor Lopez, indagato nell’inchiesta di Firenze sui concorsi truccati, sbotto’ cosi’ in un’intercettazione con un altro indagato, il professore veneziano Loris Tosi: “Sono troppo indecenti… se parlassero piu’ apertamente, dicessero ‘Se io voglio questo, cosa vuoi tu?’.. tutto si risolveva in un’ora, no?”. Il gip Angelo Pezzuti nella sua ordinanza annota che Carlo Espadafor stava criticando “espressamente la reticenza dei colleghi commissari nell’indicare i nominativi dei candidati che ciascuno di loro desidera sia abilitato”. Se tutti i commissari avessero detto le rispettive preferenze “da subito e sinceramente”, scrive il gip, “il negoziato, lo scambio dei voti, sarebbe subito avvenuto e tutto sarebbe terminato prestissimo”. Invece, proprio il commissario Espadafor si lamenta del fatto che cio’ non sia accaduto. Il professore spagnolo Espadafor diceva nella stessa intercettazione: “Tutto e’ vestirlo tutto elegantemente, di criteri… ‘Insomma, senti, decidiamo i nomi poi aggiustiamo i criteri'”. Il gip Pezzuti considera che in questa situazione di stallo “il mercanteggiamento non e’ potuto iniziare subito e non si e’ svolto rapidamente perche’ i commissari sono stati ipocriti, hanno voluto, anche tra di loro, mascherare le loro intenzioni facendo riferimento a criteri di merito”. Dice sempre Espadafor nell’intercettazione: “E’ questo il problema: che Di Pietro (agli arresti domiciliari da ieri, ndr) parla cosi’, sembra che sia sempre dentro la legalita’, i giudizi, la formalita’, ma invece in fondo…”. Il professor Tosi, successivamente, in un’altra telefonata a Lorenzo Del Federico spiega: “Perdono un sacco di tempo perche’ Di Pietro apparentemente la mette sui principi, capito?, sui criteri generali, ma in realta’ e’ tutto finalizzato a ostacolare”, “pero’ si sta rendendo conto che ormai non riesce a bloccare tutti i lavori e cerca di portare a casa qualcosa…”. Su Espadafor il gip Pezzuti si e’ riservato di decidere una misura all’esito dell’interrogatorio, mentre Tosi e Del Federico, entrambi indagati, sono stati interdetti dalla docenza universitaria per 12 mesi.


Articolo pubblicato il giorno 27 Settembre 2017 - 19:41


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