Non giudizi di merito espressi sulla base dei titoli e delle competenze dei candidati, ma una spartizione per accontentare diverse cordate. Il tutto condito da giudizi sui candidati fatti scrivere dai propri allievi che partecipavano allo stesso concorso e da lettere anonime per indebolire i propri avversari. Questo il quadro che emerge dall’ordinanza con cui il gip di Firenze Antonio Pezzuti ha disposto gli arresti domiciliari per sette docenti universitari e l’interdizione dall’insegnamento e da ogni incarico accademico per un anno per altri 22, nell’ambito dell’inchiesta per corruzione su presunti concorsi truccati. Tra i protagonisti dell’indagine (59 e’ il numero degli indagati, tutti accusati di corruzione), nata dalla denuncia di un ricercatore che alcuni professori avevano tentato di far ritirare dal concorso per l’abilitazione all’insegnamento del diritto tributario, ci sono due degli arrestati, vale a dire Guglielmo Fransoni, tributarista dello studio Russo di Firenze e professore a Foggia, e Adriano Di Pietro, direttore della Scuola europea di alti studi tributari (Seast) dell’Universita’ di Bologna. Il primo, indagato assieme al suo associato Pasquale Russo anche per ‘induzione indebita a dare o promettere utilita”, faceva parte della commissione che decise le abilitazioni nella tornata del 2012, a cui partecipo’, senza successo, anche il ricercatore a cui proprio Russo aveva chiesto di ritirarsi, promettendogli di spendersi per lui nella successiva tornata. In particolare, Russo disse al ricercatore, che registro’ parte della conversazione, che in lista c’era Francesco Padovani, associato del suo studio come Fransoni e ‘sponsorizzato’ da entrambi. Lo stesso Fransoni, pero’, spiego’ in seguito al ricercatore che anche per il 2013 c’era gia’ una lista ‘chiusa’, di cui lui non faceva parte.Della commissione nazionale per la tornata 2013, che stando a quanto emerge dalle indagini avrebbe ‘ratificato’ una serie di accordi sulle abilitazioni presi nella tornata precedente, faceva parte, tra gli altri, Di Pietro, che ne era il presidente. Il docente del’Alma Mater rappresentava, come l’ex ministro Augusto Fantozzi (a sua volta indagato) e Russo, la Ssdt (Societa’ fra gli studiosi di diritto Tributario), che in pratica si spartiva alcuni posti con la Aipdt (Associazione italiana professori diritto tributario).
In particolare Di Pietro cerco’, riuscendoci, di far abilitare i suoi allievi Giangiacomo D’Angelo e Marco Greggi, tra l’altro commissionando a quest’ultimo la stesura dei suoi giudizi sui candidati. Sempre Di Pietro avrebbe utilizzato lo stratagemma della lettera anonima per indebolire un altro commissario, Fabrizio Amatucci, esponente dell’Aipdt che ‘faceva asse’ con altri due commissari per ‘spingere’ altri due candidati. Dopo aver ottenuto alcune informazioni necessarie per realizzare il “ricatto”, come lo stesso Di Pietro lo definisce, nei confronti del rivale, il docente dell’Alma Mater avrebbe dettato a D’Angelo la
lettera anonima. Nello scritto si denunciava che Amatucci, pur dichiarandosi docente a tempo pieno, lavorava nello studio del padre, violando quindi le regole della II Universita’ di Napoli, dove dirigeva il dipartimento di Giurisprudenza, e che era incompatibile in quanto una candidata collaborava con lo studio paterno. La lettera venne poi spedita da Napoli dalla sorella di D’Angelo, e Di Pietro la lesse in commissione, ottenendo cosi’ di indebolire il proprio avversario.Se per 29 indagati su 59 la decisione e’ gia’ stata presa, bisognera’ invece attendere l’esito dell’interrogatorio per sapere come si muovera’ il gip nei confronti di Fantozzi, che secondo gli investigatori avrebbe, insieme ad altri, istigato Di Pietro e l’altro commissario Giuseppe Maria Cipolla per ottenere il maggior numero di abilitazioni dei candidati loro allievi o soci e la bocciatura dei rivali loro o dei loro protetti. Le responsabilita’ dell’ex ministro, dal 2009 rettore dell’Universita’ ‘Giustino Fortunato’ di Benevento, emergerebbero in particolare dalle conversazioni intercettate durante una cena tenutasi in un ristorante romano il 9 giugno 2014, in cui Fantozzi ‘richiama all’ordine’ i colleghi dicendosi convinto della necessita’ di creare “un gruppo di persone piu’ o meno stabili a cui far gestire i futuri concorsi”, battezzandolo, sia pure scherzosamente, la “nuova cupola”. Sempre durante quella cena, l’ex ministro svela ai commensali di aver saputo da Fransoni che durante la tornata del 2012 erano state poste le basi anche per accordi futuri. Tuttavia, la posizione di Fantozzi e’, almeno in parte, alleggerita dal fatto di non aver fatto parte delle commissioni ‘incriminate’. Infatti, l’ex ministro doveva far parte della commissione che decise sulle abilitazioni della tornata del 2012, ma venne escluso dalla lista dei sorteggiabili nel maggio del 2013 perche’ era andato in pensione. Diversi, comunque, i giudizi del gip sugli indagati, che in alcuni casi, a quanto si apprende, si mostrano critici sul sistema che regola i concorsi. e’ il caso, ad esempio. di Russo, che in un colloquio registrato dal ricercatore ‘ostracizzato’ afferma che “la logica universitaria e’ questa, e’ un mondo di m…”.
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