Furono massacrati in una sala giochi di Miano, prima sotterrati in campagna e poi dopo alcuni mesi dissotterrati e sciolti nell’acido. Il processo a carico di mandanti, esecutori materiali e fiancheggiatori del duplice omicidio di Massimo Frascogna ’o niro e di Lazzaro Ruggiero ’o caccone, è cominciato con un colpo di scena. Alla sbarra ci sono il boss Cesare Pagano e il suo “compariello” Antonio Lo Russo dei clan dei “capitoni di Miano, oggi pentito, accusati di essere i mandanti, poi Oscar Pecorelli ’o malommo e Raffaele Perfetto muss’ ’e signa i due killero; Mario Dell’Aquila, Giuseppe Gallo alias pepp ‘o pazzo boss di Boscoreale, Biagio Esposito, sstorico pentito degli Amato-Pagano, Salvatore Cipolletta e Marcello Mansi, che avrebbero invece ripulito la sala biliardo di Miano in cui avvenne l’agguato, procurato e nascosto le armi, e infine occultato i cadaveri. Tutti raggiunti nel marzo scorso da un’ordinanza di custodia cautelare. Ma secondo Oscar Pecorelli, uno dei presunti killer, la sera dell’omicidio tutto il gotha del clan Lo Russo si trovava a Ischia su alcune barche ad ammirare i fuochi della festa di Sant’Anna. Versione però, come riporta Il Roma, che contrasta con quanto affermato dal boss pentito Antonio Lo Russo che in aulla ha specificato: ” Non ricordo, è passato troppo tempo”. E’ un processo che promette scintille e battaglie da parte dei difensori degli imputati che dovranno smontare il castello accusatorio della Dda e i racconti dei pentiti. primo fra tutti Antonio Lo Russo che ha spiegato nei mesi scorsi agli investigatori come furono sciolti nell’acido e perchè i corpi di Frascogna e Ruggiero. I due erano stati uccisi il 26 luglio del 2007 per fare una cortesi al “compare” Cesare Pagano visto che i due, entrambi legati agli “scissionisti” stavano dando fastidio nella zona di Mugnano. Ha raccontato Antonio Lo Russo:
“Dalla Polonia mandai una email e ordinai ai miei affiliati di dissotterrare i corpi e di scioglierli nell’acido per farli sparire definitivamente, avevo paura che qualcuno si pentisse e facesse ritrovare i cadaveri. La frase in codice, oggetto dell’email, era gia’ stata decisa prima: troviamo la cugina Rosa, c’era scritto”. Sono queste le dichiarazioni di Antonio Lo Russo, figlio del capoclan Salvatore, che da alcuni mesi ha deciso di collaborare con lo Stato. Le sue accuse hanno incastrato altri boss, suoi ex alleati, per un caso di lupara bianca del 2007 e portato all’arresto di sei persone per il duplice omicidio di Massimo Frascogna e Lazzaro Ruggiero, avvenuto a Napoli, nel quartiere di Miano, il 26 luglio di 10 anni fa. “Organizzammo questo duplice omicidio, fatto in un biliardo di Miano, accanto al campo di calcetto. Io preparai la fossa dove sono stati seppelliti i due cadaveri, insieme con Raffaele Perfetto, Mario Dell’Aquila, Oscar Pecorelli – spiega il pentito nel verbale del 28 dicembre scorso ai pm della Dda di Napoli – Quando si e’ pentito mio padre Salvatore pensai che potesse pentirsi anche Pecorelli e cosi’ decisi di far spostare i cadaveri da dove erano stati seppelliti. I miei uomini, su mia disposizione recuperarono i corpi e li sciolsero nell’acido”. Poi scende nei dettagli, sia dell’omicidio che del successivo vilipendio dei cadaveri. “A fare fuoco furono Raffaele Perfetto, Biagio Esposito e Oscar Pecorelli. Il gruppo di Cesare Pagano, boss scissionisti ando’ via subito, noi caricammo i corpi in auto e andammo a seppellirli”. Sul movente il pentito e’ preciso: “C’era un accordo con gli Amato-Pagano, ci dissero di dargli una mano e noi accettammo”, conclude.
(nella foto da sinistra cesare pagano, antonio lo russo e oscar pecorelli)
Articolo pubblicato il giorno 22 Settembre 2017 - 19:33