Si è pentito Gennaro Notturno ‘o sarracino, boss di Secondigliano legato agli scissionisti degli Amato-Pagano e autore dell’omicidio della vittima innocente Antonio Landieri. Notturno, come riporta in anteprima Il Roma, ha deciso di passare dalla parte dello Stato da una quindicina di giorni. E lo ha fatto dando una novità importante e un nuovo impulso all’inchiesta sull’omicidio del giovane innocente ma anche su tantissimi altri. Ha fatto il nome per la prima volta di Raffaele Amato ‘a vicchiarella ” fu lui ad ordinare il raid contro i fratelli Meola, fedelissimi dei Di Lauro che gestivano una piazza di spaccio ai Sette Palazzi”. Non a caso la Dda, dopo la batosta subita dal Riesame nel marzo scorso che annullò tutte le ordinanze du custodia cautelare del blitz del 23 gennaio, ha chiuso le indagini e ha chiesto al gip di fissare l’udienza preliminare indicando i nomi di Cesare Pagano e Raffaele Amato come mandanti, e poi Davide Francescone, Ciro Caiazza, Giovanni Esposito, Pasquale Riccio, Giovanni Piana come esecutori materiali di quel raid e quindi dell’omicidio Landieri.
Tutti tranne Raffaele Amato ‘a vicchiarella erano stati arrestati nel blitz del 23 gennaio con un’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Federica Colucci per l’omicidio di Antonio Landieri, il giovane disabile ucciso il 6 novembre del 2004 ai Sette Palazzi di Scampia all’inizio della prima sanguinosa faida tra i Di lauro e gli Scissionisti. Le ordinanze erano state notificate al boss Cesare Pagano (indicato come il mandante) a Gennaro Notturno ‘o saraccino (il killer che rimase ferito dal fuoco amico), Giovanni Esposito (altro killer), Davide Francescone (il terzo killer ) e Pietro Caiazza ‘o frauelese, armiere del clan e padre dei tre pentiti Michele, Antonio e Paolo. Il gip respinse la richiesta di arresto formulata dalla Dda nei confronti di altre sei persone, ovvero Giovanni Piana, Pasquale Riccio, il boss Raffaele Amato ‘ a vicchiarella, Arcangelo Abete, Gennaro Marino ‘o mekkei ed Enzo Notturno. L’agguato era stato deciso per punire i fratelli Meola, fedelissimi dei Di Lauro che gestivano una piazza di spaccio ai Sette Palazzi.
Secondo i giudici del collegio C della Dodicesima sezione del Riesame (presidente Areniello, relatore Ianuario a latere Brunetti Pierri): “Non è stato possibile comprendere da chi fu deciso l’agguato e da chi provenne l’ordine e perché; da dove partì il commando, da chi era composto, neppure quali auto vennero utilizzate”. Una clamorosa bocciatura di anni di indagini e di racconti di una decina di collaboratori di giustizia quattro dei quali divergono nelle loro dichiarazioni. I giudici della libertà avevano scritto nel loro provvedimento che c’è “una grave lacuna a livello indiziario” anche perché “Dal tg locale il pentito Antonio Caiazza dichiara di aver appreso anche il nome della vittima, c’è dunque il forte sospetto che le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia risentano di una evidente influenza mediatica”. Mentre il fratello Michele: “afferma anche di aver più volte rivisto il filmato che ricostruisce e illustra la storia del povero Landieri, circostanza che induce ancora di più a sospettare in merito alla genuinità delle dichiarazioni del collaboratore e in verità di tutti i collaboratori di giustizia, visto che costoro – mentre sulla generale ricostruzione del fatto rendono dichiarazioni perfettamente concordi e convergenti – quando si tratta di approfondire con puntualità aspetti non noti al pubblico fanno registrare macroscopiche dissonanze”. Ora il pentimento di Notturno scrive in nuovo capitolo forse definitivo per dare giustizia a una delle tante vittime innocenti delle tre sanguionose faide di Scampia-Secondigliano.
(nella foto grande la giovane vittima innocente Antonio Landieri e nei riquadri da sinistra in alto Cesare Pagano,Gennaro Notturno, Pietro Caiazza, Raffaele Amato, Davide Francescone e Giovanni Esposito )
Articolo pubblicato il giorno 15 Settembre 2017 - 08:53