Nel mega processo, caratterizzato da un decreto che ha disposto il giudizio emesso nei confronti di ben 168 persone accusate a vario titolo e ritenute appartenenti o in affari con la arcinota cosca camorristica dei Contini, oggi è intervenuta una decisione inusuale.
Il Tribunale di Napoli, prima sezione penale, presieduto dal Dottor Marco Occhiofino con a latere i giudici dott. Valeria Bove e dott. Pierangelo Cirillo, prima della fine del processo, ha assolto anticipatamente uno degli 93 imputati che hanno optato per il giudizio ordinario, un noto imprenditore sannita del settore della oreficeria, commerciante di oro e preziosi sia all’ingrosso che al dettaglio .
L’accusa era quella di aver ricettato un notevole numero di orologi di valore ed un numero elevato di pietre preziose di notevole valore, tutti di origine delittuosa .
Le fonti di prove a carico dell’insospettabile ed incensurato imprenditore erano rappresentate da intercettazioni ambientali ove, secondo gli inquirenti, persone ritenute appartenenti al clan Contini avrebbero riferito di un coinvolgimento dell’imprenditore nella ricettazione di beni di valore .
In aggiunta, gli inquirenti ritenevano che il noto commerciante avesse partecipato ad una riunione negli uffici di un soggetto ritenuto essere al vertice di una associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione di orologi e pietre preziose di irregolare provenienza.
La decisione di non attendete la fine del processo ma di assolvere anticipatamente è giunta all’esito di una approfondita attività difensiva svolta dall’avvocato Dario Vannetiello del foro di Napoli.
Il penalista ha innanzitutto dimostrato che il contenuto delle intercettazioni ritenute indizianti era differente rispetto a quello trascritto dagli inquirenti durante la fase delle indagini.
Ma il colpo di grazia alla ricostruzione accusatoria è avvenuto allorquando, anche alla luce di una recentissima attività di indagine, è stato dimostrato che la voce intercettata non era appartenente a quella dell’accusato.
In maniera originale, ciò è stato dimostrato confrontando la voce intercettata nel corso delle indagini con la voce dell’imprenditore registrata di recente nel processo allorquando rispondeva alle domande del pubblico ministero.
Così la difesa è riuscita a dimostrare che il proprio assistito non è stato mai presente alle sospette riunioni intercorse tra coloro che, secondo il teorema accusatorio, ricettavano oggetti preziosi in grande quantità.
Il collegio giudicante ha dovuto prendere atto della fondatezza dei rilievi formulati dall’avvocato Dario Vannetiello ed accogliere la richiesta di mandarlo assolto subito, senza attendere la fine del processo a carico dei numerosi imputati, evitando il pregiudizio e la connessa ansia di avere la pendenza di un grave procedimento a carico.
Quella di emettere una sentenza di assoluzione in favore di taluno proseguendo nella istruttoria dibattimentale a carico dei rimanenti imputati indubbiamente rappresenta una decisione che non ricorre nelle aule giudiziarie .
Così termina la fine di un incubo vissuto da un noto imprenditore sannita che potrà continuare a svolgere con serenità la sua attività imprenditoriale, forte di aver superato anche questa battaglia, dimostrando di essere completamente illibato nonostante le penetranti indagine effettuate nei suoi confronti dalla direzione distrettuale antimafia.
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