Il derby lo ha seguito da vicino e vissuto intensamente. Ha ingannato l’attesa chiacchierando con Di Somma, passeggiando e salutando il pubblico. Oreste Vigorito è arrivato con la squadra sul terreno di gioco e non lo ha più lasciato fino al triplice fischio. La delusione stampata sul suo volto la dice lunga su quello che era lo stato d’animo a fine gara. «Sono dispiaciuto per com’è andata – spiega il presidente – le buone prestazioni contro Samp, Bologna e Torino mi avevano illuso che potessimo fare una figura migliore. Sapevamo che sarebbe stato difficile fare risultato: poco fa ascoltavo in tv che il Napoli nelle ultime 30 partite in campionato ha perso solo una volta e nelle ultime 7 ha sempre segnato almeno 3 gol. Avrei preferito perdere restando in piedi, ma ci siamo ritrovati opposti ad una squadra di livello mondiale, che gioca un gran calcio e per di più anche vogliosa di riscattare la sconfitta in Champions. Senza contare che l’abbiamo affrontata senza diversi elementi importanti e con nuovi calciatori che venivano utilizzati per la prima volta». Fatale al Benevento l’approccio sbagliato e un atteggiamento superficiale e timoroso. Quando prima del fischio d’inizio era andato a raccogliere gli applausi dei tifosi giallorossi in corrispondenza del settore ospiti, Vigorito non si sarebbe mai immaginato che il Benevento potesse tirar fuori una prova così incolore, completamente diversa per ritmo, intensità e cattiveria agonistica da quelle precedenti. «La cosa che più mi ha fatto male – ammette il massimo dirigente – è stata quella di vedere il popolo sannita, che ci segue ogni domenica con passione e calore, rattristato per un epilogo che tutti ci saremmo aspettati più dignitoso. Noi non siamo soliti andare a fare weekend o scampagnate, scendiamo in campo per batterci sempre contro chiunque, ma la tensione agonistica, che in partite come questa è più che normale, non ti può sopraffare fino a farti giocare con la paura addosso». Certo, di fronte c’erano fior di campioni, gente come Mertens, Hamsik, Callejon, Jorginho, Insigne. Ma la resistenza opposta è stata davvero flebile se si considera che dopo soli 32 minuti il Napoli era già avanti di quattro gol. Vigorito era seduto accanto a Di Somma sulla panchina aggiuntiva. Ha osservato Baroni sbracciarsi vanamente per tutta la gara. È rimasto sempre composto e in religioso silenzio, salvo qualche caso in cui si è limitato a commentare insieme al diesse quello che stava accadendo in campo. In occasione del quarto gol, Baroni si è voltato verso lui e Di Somma come ad indicargli l’errore commesso nella marcatura di Callejon, lasciato colpevolmente solo al limite dell’area. A quel punto la partita era già bella che compromessa, ma il massimo dirigente si sarebbe almeno aspettato di lasciare il campo con l’onore delle armi. «Sono rimasto in campo perché ho un problema ad una gamba – rivela il presidente – e non riuscivo a salire i gradoni della tribuna. Ho avuto modo di ammirare da vicino la circolazione di palla del Napoli e la velocità di esecuzione delle loro giocate: ho visto qualcosa di impressionante, la palla sembrava magica, arrivava a destinazione con straordinaria semplicità prima che i nostri potessero intervenire. Il Napoli di oggi avrebbe messo in difficoltà chiunque». Vigorito tra il primo e il secondo tempo è stato l’unico a non alzarsi dalla panchina. Complice forse anche il fastidio alla gamba, il presidente non ha mai abbandonato il suo posto. È rimasto lì per tutta la durata dell’intervallo. Parlando al telefono si è voltato e ha fatto un cenno, probabilmente per salutare qualche familiare in tribuna autorità. In quel momento ha fatto una sua personale valutazione sulla prima parte di gara, che poi è stata quella determinante. «Abbiamo avuto enormi difficoltà ad impossessarci del pallone – precisa l’imprenditore originario di Ercolano – e il fatto stesso di non riuscire a prenderla ci ha condotto ad una forma di frustrazione che poi ha finito col prendere il sopravvento. Il gol in avvio inoltre, non ci ha dato neppure il tempo di organizzarci». La serie A è implacabile e non perdona nulla. Il Napoli in particolare, ti punisce senza pietà alla minima incertezza. Al Benevento non resta che fare tesoro delle lezioni rimediate sul piano dei risultati e comprendere che in questa categoria occorre sempre dare il 110%. «Prima di oggi la squadra aveva tirato fuori prestazioni incoraggianti sul piano dell’impegno e del gioco. Ma dobbiamo avere la capacità – incalza il presidente – di rimanere concentrati per 96 minuti e che farlo per 89 non è sufficiente. In serie B e Lega Pro eravamo abituati ad essere più forti degli altri, ora dobbiamo adeguarci sul piano mentale alla nuova condizione che stiamo vivendo. Sono convinto che l’allenatore abbia sufficiente intelligenza e capacità tecnica-tattica per approfondire questi aspetti». Un’affermazione che conferma la fiducia di Vigorito nei confronti di Marco Baroni e del suo progetto. «Avremmo dovuto fare qualche punto nelle prime tre partite – conclude il presidente – questo ci avrebbe consentito di affrontare Napoli e Roma con meno pressione. Ora siamo obbligati a smuovere la classifica già mercoledì sera. Dopo Crotone poi, faremo un piccolo bilancio per valutare quali sono le prospettive. A quel punto, rimedi da apportare non ce ne saranno tanti. L’unica cosa che puoi fare è riflettere sullo staff tecnico, ma per adesso è un’eventualità a cui non penso».
Articolo pubblicato il giorno 18 Settembre 2017 - 09:03