La Guardia di Finanza di Roma ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 4 persone accusate di trasferimento fraudolento di beni al fine di eludere la normativa antimafia in materia di misure di prevenzione patrimoniali. I militari hanno sequestrato 2 società di capitali e le quote del capitale di una terza società, per un valore stimato di oltre 5 milioni di euro. In particolare l’attenzione è stata puntata su Massimo Nicoletti, 53 anni, figlio del noto Enrico, storico cassiere e “riciclatore” della “Banda della Magliana”. Massimo Nicoletti, conosciuto negli ambienti criminali romani con il soprannome di “Barba” (di qui il nome dell’operazione delle Fiamme Gialle) – ha precedenti per traffico di droga, usura, estorsione, oltre ad essere stato colpito da una misura di prevenzione personale e patrimoniale. Le indagini, iniziate nel dicembre 2015, sono state sviluppate attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, pedinamenti, appostamenti e meticolosi accertamenti economico-patrimoniali, Nicoletti è emerso come dominus di rilevanti investimenti nel mercato immobiliare dell’hinterland romano. Tra le varie iniziative imprenditoriali spicca la realizzazione di un importante complesso residenziale, composto da ben 42 immobili di pregio, con un investimento iniziale pari a circa 3 milioni di euro di sospetta provenienza.
Due le società di capitali utilizzate per la realizzazione di tali investimenti, la Koros S.r.l e la Dama Investment S.r.l., entrambe con sede a Roma: la prima, utilizzata per acquistare il complesso immobiliare e portare a completamento i lavori di costruzione delle abitazioni; la seconda, incaricata dell’alienazione delle abitazioni agli acquirenti finali. Le società, oggi sequestrate, erano di fatto gestite da Nicoletti, in quanto i formali soci e amministratori erano meri “prestanome” che, per di più, operavano anche a favore di altri due noti pregiudicati. I due, destinatari di ordinanza di Custodia Cautelare e attualmente oggetto di ricerche anche all’estero, ‘schermavano’ al pari di Nicoletti, i loro rilevanti apporti di capitale, di origine ignota, intestando le partecipazioni societarie a congiunti e prestanome – allo scopo di eludere la normativa antimafia ovvero favorire operazioni di riciclaggio. In questo contesto, si inseriva la figura dell’imprenditore romano Mario Mattei, anch’egli destinatario di ordinanza custodiale, che agiva come factotum di Nicoletti.
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