E’ uscito ieri, 8 settembre, Armstrong: l’album postumo di Giuni Russo. Disponibile in doppio cd, vinile da collezione e digital download, il disco comprende otto tracce composte nel 1980 da Giusy Romeo, in arte Giuni Russo, e dalla produttrice e musicista Maria Antonietta Sisini. Otto brani registrati come provini e lasciati tali nel periodo precedente ai successi di pezzi come Alghero, Un’estate al mare, Mediterranea. Otto brani che in tutti questi anni circolavano comunque tra le rarità dei collezionisti fino a quando, con l’aiuto dei volontari dell’associazione GiuniRussoArte, la Sisini è riuscita a risalire a queste vecchie registrazioni per farle diventare un lavoro inestimabile. Gli arrangiamenti sono stati affidati al sapiente lavoro di Stefano Medioli e a Pino “Pinaxa” Pischetola, musicisti storici della cantante siciliana, proprio per dar loro il sound di quel tempo che, comunque, risulta anche alle orecchie più raffinate sempre moderno e attuale. Il secondo cd, invece, contiene i provini di questi stessi brani, per voce e chitarra acustica – suonata dalla coautrice Maria Antonietta Sisini. Si tratta di un album autobiografico, molto autobiografico, e lo si intuisce già dalla prima strofa del primo singolo estratto, Non voglio andare via. Il titolo dell’album è un chiaro omaggio al trombettista di fama mondiale Louis Armostrong il quale, durante il Festival di Sanremo del 1968 le regalò il bocchino della sua tromba dopo aver ricevuto dalla allora sedicenne Giuni Russo i complimenti per la sua performance. A quella edizione del Festival, la timidissima e giovanissima cantante si presentò con un brano difficile, No amore. Da quel lontano 1968 molte note sono state suonate così come molte parole sono state scritte e interpretate con quella “verità” tale, pura, che quando essa esce da un’artista non può che incontrare il pubblico e farlo morire d’amore, “morire per te”. La voce incontenibile di quest’artista senza tempo e senza età, scomparsa il 14 settembre del 2004, ritorna a far vibrare la parte più intima del suo pubblico. Dopo una sosta “a casa di Ida Rubinstein” torna a infondere quella singolare malinconia unita a forza e determinazione, torna con la sua proverbiale discrezione a riempire gli spazi vuoti: segno evidente che l’aquilone nell’aria curva – di Franco Battiato per lei – non ha mai smesso di dare obliquità a quel tempo. Nel frattempo, noi, continuiamo a spiare da una crepa sulla porta, in attesa della realizzazione del film sulla vita della grande cantautrice siciliana, scritto e diretto da Carlo Fenizi.
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