Ha già un nome e cognome il presunto complice di Ciro Guarente lo spietato assassino di Enzo Ruggiero. la sua posizione è al vaglio degli investigatori che sta decidendo se emettere nei suoi confronti un decreto di fermo. E’ il famoso “mister X” che si cercava da qualche giorno la cui identità era già nota agli investigatori dopo aver letto i messaggi e le telefonate fatte dal dipendente della Mraina di Militare di San Giorgio a Cremano ma residente a Giugliano che la sera della scomparsa e dell’omicidio del 24enne di Parete aveva telefonato a più riprese a questa persona. Per la precisione sette tra messaggi e telefonate fatte alla persona della quale si fidava. Aveva bisogna di aiuto perché aveva ucciso Enzo. Gli investigatori riguardando il filmato della telecamere posta di fronte alla casa dell’orrore di Aversa grazie ai quali è stato incastrato Ciro Guarente e attraverso i segnali delle celle del suo telefono hanno ricostruito tutti i movimenti precedenti e successivi al delitto. Il quadro adesso è molto più chiaro. Intono alle 15 del 7 luglio Ciro Guarente lo si vede entrare nella casa di via Boccaccio ad Aversa dove la sua fidanzata, la trans Heven Grimaldi, condivideva l’appartamento con Enzo Ruggiero. E’ stata proprio la gelosia a far scattare la follia omicida del “Grinder Bosy” di san Giorgio a Cremano. Poco dopo le 18 entra in casa Enzo Ruggiero che ha terminato il suo turno di lavoro presso lo store Carpisa al vicino Centro Campania di Marcianise. E’ quella l’ultima immagine in vita del ragazzo. Dopo tre ore e quindi alle 21 la telecamera dello studio di geometri dirimpettai di Heven riprende Ciro Guarente che esce con delle valigie. In quelle tre ore ha ucciso Enzo. Come sia avvenuto è ancora avvolto dal mistero. Sta di fatto che Ciro Guarente carica in macchina le valigie e si allontana. Il suo smartphone aggancia le celle del Litorale Domitio. Quando quattro giorno fa ha confessato l’omicidio ha detto agli investigatori che aveva litigato con Enzo e che il ragazzo aveva battuto la testa contro un mobile ed era morto e poi preso dal panico aveva rinchiuso il cadavere in una valigia e lo aveva gettato nel mare a Licola. Solo questa ultima parte è vera ma solo che nella valigia che quasi certamente ha gettato in mare a Licola non c’era il corpo di Enzo ma solo i suoi effetti personali perché nelle intenzioni di Ciro era quello di far credere ad un allontanamento volontario da parte del commesso. Ciro torna a casa dopo oltre mezz’ora e riesce sempre con una valigia intorno a mezzanotte e anche questa volta il suo telefonino aggancia le celle del litorale domitio. In questi due viaggi probabilmente si disfa di tutti i vestiti, effetti personali, e cellulare di Enzo Ruggiero. Nel frattempo mantiene i contatti telefonici e attraverso sms con il suo presunto complice. In quel frangente potrebbe già aver iniziato la sua opera di macabra mutilazione del corpo di Enzo Ruggiero visto che non sono stati trovati la testa e il braccio sinistro. Esce poi di casa verso le 4 del mattino con un grosso sacco in mano. All’interno c’è sicuramente il corpo mutilato del giovane commesso e suo presunto rivale in amore. La direzione questa volta è Ponticelli dove vive la sua famiglia e precisamente in via Scarpetta. Li il giorno prima aveva affittato un garage per 50 euro mensili. Ed è in quel posto che quasi certamente ha appuntamento con il suo complice. Dopo aver cercato su google, come hanno riscontrato gli investigatori attraverso la cronologia del suo computer sequestrato, su come si fa a far sparire un cadavere, arriva nel garage con la sua auto e scarica il cadavere di Enzo Ruggiero.
Venti giorni dopo, sotto il pavimento il corpo di Vincenzo viene ritrovato a pezzi, cosparso da quello che potrebbe essere acido muriatico. Cemento e acido, la tecnica dei mafiosi. Da ieri sono iniziati gli accertamenti tecnico-scientifici. Si stanno passando al setaccio grazie anche ai Ris la casa dell’orrore di Aversa, l’auto di Guarente e il garage alla ricerca di tracce e indizi utili alle indagini. Ieri è stata effettuata anche l’autopsia sui resti di Enzo Ruggiero e nel frattempo continuano gli interrogatori di familiari, amici e conoscenti sia della vittima sia dell’assassino. Al vaglio degli investigatori anche la posizione del proprietario del garage affittato a Ciro e il racconto del gestore dell’autolavaggio abusivo che si trova accanto al garage usato dall’assassino per distruggere il cadavere. Si tratta di un giovane napoletano pregiudicato per furto e ricettazione. Ha dichiarato di essersi accorto di “un cattivo odore che aumentava di giorno in giorno, ma prima ho pensato che fossero le fognature, poi la spazzatura accumulata intorno alle palazzine, infine mi sono insospettito e sono anche andato in commissariato, ma era tardi e mi hanno detto di tornare il giorno dopo. Ciro in quei giorni andava e veniva, ma inizialmente non ci ho fatto caso, visto la sua famiglia vive qui è normale vedere in giro la sua macchina”. E invece, in quei giorni, Ciro con un complice cercava di distruggere e far sparire per sempre i resti del corpo dello sfortunato commesso di Parete.Antonio Esposito
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