Torre del Greco. “Non sono stato io” ha continuato a sostenerlo nell’interrogatorio di garanzia che si è tenuto ieri. Leonardo Orsino, il giovane accusato di aver provocato l’incendio nella pineta di via Sopra ai Camaldoli, la notte tra il 13 e il 14 luglio, si è difeso dinanzi al Gip Giovanni De Angelis. Ha sostenuto la tesi dell’innocenza per quell’incendio appiccato con un accendino che ha messo a repentaglio la vita dei suoi parenti ma anche dei residenti della zona, provando a dare al giudice i tempi dei suoi spostamenti di quella notte. Una sorta di alibi che lo porterebbe lontano dal luogo del rogo. Nonostante gli stessi parenti e in particolare due zie, nel corso di alcune intercettazioni telefoniche, hanno raccontato in diretta ciò che è accaduto quella sera. Leonardo Orsini è detenuto nel carcere di Poggioreale e nel corso di dichiarazioni spontanee al giudice ha raccontato che quei pochi giorni vissuti là dentro sono stati un inferno. Avrebbe ricevuto anche delle minacce. I detenuti lo hanno aggredito in malo modo, così come il mondo ‘social’ ha fatto all’esterno.
Il giovane, difeso dall’avvocato Olga Coda, con precedenti per furto e detenzione di armi, è stato individuato grazie ad alcune intercettazioni telefoniche, indizi supportati dalle indagini dei carabinieri di torre del Greco che hanno interrogato i parenti, ma anche i vicini di casa, oltre ai genitori e allo stesso ragazzo. Contraddizioni, una intercettazione ambientale nella quale la mamma cera di fornirgli un alibi, l’atteggiamento più che sospetto del ragazzo pronto a scappare sono tutti particolari di un’ordinanza di custodia cautelare firmata rapidissimamente dal Gip prima che il giovane potesse fare altri danni. Ad assistere Leonardo Orsino, l’avvocato Olga Coda, che sta predisponendo gli atti per un ricorso al Riesame. Il tentativo di ottenere una misura alternativa al carcere concessa dal Gip non ha dato i frutti sperati. “Non ho fatto nulla – ha detto al giudice – non avrei mai potuto fare una cosa del genere mettendo a repentaglio la vita mia e quella dei miei familiari”. Una tesi che però non convince il Gip e quindi il suo difensore ha avviato subito l’iter per il Riesame. Le minacce in carcere è uno dei presupposti sui quali la difesa punterà la richiesta di arresti domiciliari per il 24enne, magari fornendo ai giudici un domicilio diverso da quella casa dove a pochi metri è divampato l’incendio di quella notte.
Articolo pubblicato il giorno 1 Agosto 2017 - 08:43